Sommario
L’anemia è una condizione nella quale il numero dei globuli rossi e la concentrazione di emoglobina nel sangue non sono sufficienti a trasportare ossigeno in quantità sufficiente a soddisfare i bisogni di tutti i tessuti del corpo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i livelli di emoglobina al di sotto dei quali si può parlare di anemia sono 13,4 g/dL per gli uomini e 12 g/dL per le donne.
Non si tratta di una malattia vera e propria, ma del sintomo di una patologia sottostante. Quindi, a seconda della causa che l’ha generata, esistono diverse forme di anemia, ognuna con diversi livelli di gravità.
Tuttavia, la riduzione della concentrazione di emoglobina può essere un problema temporaneo, legato a eventi particolari (come un intervento chirurgico o un trauma) o cronico.
Infatti, la carenza di vitamine (in particolare di vitamina B12, vitamina C o acido folico), di minerali (come il ferro), alcuni disturbi intestinali (inclusa la celiachia) e condizioni quali flussi mestruali abbondanti o malattie croniche espongono maggiormente al rischio di anemia. Anche, durante la gravidanza è più facile andare incontro a un’anemia da carenza di ferro.
Anche se può essere inizialmente asintomatica, i sintomi dell’anemia sono piuttosto generici quali stanchezza, pallore, tachicardia, aumento della frequenza respiratoria, vertigini e cefalea.
L’anemia può essere diagnosticata tramite un esame del sangue. La cura, invece, varia a seconda delle cause sottostanti.
Che cos’è l’anemia
L’anemia è una condizione in cui il numero dei globuli rossi e i livelli di ematocrito e di emoglobina nel sangue non sono sufficienti a garantire l’ossigenazione dei tessuti periferici.
Secondo i criteri diagnostici attualmente in uso, negli uomini è considerata anemia la condizione nella quale i globuli rossi sono inferiori a 4,5 milioni/μl (per le donne 4 milioni/μl), l’ematocrito è al di sotto del 42% (37% nelle donne) e l’emoglobina è inferiore a 13,4 g/dL (12 g/dL per le donne).
Per ematocrito si intende la percentuale del volume unitario di sangue occupata dai globuli rossi.
Ma prima di considerare l’anemia e i suoi possibili trattamenti, occorre individuare la causa che l’ha generata. Infatti, in assenza di specifiche informazioni sugli aspetti eziologici del disturbo, è possibile solo ripristinare temporaneamente un equilibrio nella capacità di ossigenazione dei tessuti.
Sintomi dell’anemia
Che sintomi può dare l’anemia? Inizialmente può essere asintomatica, ma con il trascorrere del tempo e il perdurare della condizione di scarsa ossigenazione delle cellule si manifestano sintomi sfumati e poco specifici quali:
- Stanchezza: la scarsa disponibilità di ossigeno sottrae nutrimento alle cellule, che incontrano in questo modo difficoltà nell’effettuare le comuni reazioni metaboliche.
- Pallore: la scarsa ossigenazione della cute e del tessuto sottocutaneo determina il pallore di cute e mucose, inclusa quella congiuntivale; soprattutto quest’ultimo segno è stato usato come criterio diagnostico in passato.
- Alterazione del ritmo cardiaco: per fornire la medesima quantità di ossigeno ai tessuti in condizioni di ridotta concentrazione è richiesto un aumento del numero di battiti del cuore nell’unità di tempo (tachicardia); il polso è debole e rapido.
- Aumento della frequenza respiratoria: l’organismo entra in condizioni di affanno respiratorio (tachipnea) nel tentativo di compensare la scarsa ossigenazione del sangue; nelle forme gravi di anemia il paziente può avere vere e proprie difficoltà respiratorie (dispnea).
- Vertigini, svenimenti e disturbi cognitivi: questi sintomi sono causati da una ridotta ossigenazione del cervello; nei soggetti anziani i disturbi cognitivi si manifestano più frequentemente rispetto alla popolazione giovane e talvolta vengono confusi con la demenza.
- Estremità fredde.
- Sudorazione accentuata.
- Crampi agli arti inferiori: compaiono nei casi di anemia grave.
- Cefalea.
Inoltre, esistono sintomi che possono rivestire un ruolo indicativo della causa dell’anemia, come:
- Presenza di sangue nelle urine o nelle feci (che può essere spia di un sanguinamento renale, delle vie urinarie o del tratto gastroenterico).
- Ittero (condizione nella quale la cute e le mucose si colorano di giallo, indicativa di un aumento nella distruzione dei globuli rossi).
- Parestesie (il formicolio può essere un segnale della carenza di vitamina B12).
Tipi di anemia
Esistono diverse forme di anemia, ciascuna causata da fattori diversi. Queste tipologie si differenziano anche per le caratteristiche di cronicità più o meno presenti e per le caratteristiche della malattia.
Anemia mediterranea
L’anemia mediterranea o talassemia è causata da una mutazione dei geni che codificano la produzione di una delle due proteine che costituiscono l’emoglobina, il mezzo di trasporto dell’ossigeno nel sangue.
Si tratta quindi di una patologia ereditaria diffusa soprattutto nelle aree che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. In Italia, l’incidenza maggiore si riscontra in Sardegna.
L’anemia mediterranea è una forma di anemia microcitica, nella quale i globuli rossi non riescono a svilupparsi per raggiungere la dimensione fisiologica.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’anemia mediterranea.
Anemia falciforme
L’anemia falciforme o drepanocitosi è una patologia genetica del sangue, quindi ereditaria, più precisamente, dell’emoglobina (la proteina che trasporta l’ossigeno ed è presente nei globuli rossi).
Si caratterizza dalla presenza di globuli rossi (o eritrociti) a forma di falce e da anemia cronica.
Infatti, nei soggetti sani, i globuli rossi hanno una forma arrotondata e una superficie liscia che li rendono adatti al passaggio nei capillari, anche nei più sottili, per portare ossigeno ai tessuti e agli organi del nostro corpo. Invece, nell’anemia falciforme, i globuli rossi sono rigidi, hanno una superficie irregolare e la forma a mezzaluna. A causa di queste caratteristiche possono, quindi, ostruire i vasi più piccoli e non trasportare sufficiente ossigeno, causando dolore e danneggiando organi e tessuti. Hanno poi una vita media di 10-20 giorni contro i 120 degli eritrociti normali.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’anemia falciforme.
Anemia da carenze vitaminica
L’anemia da carenza vitaminica è una ridotta produzione di globuli rossi provocata da una deficienza vitaminica. Le vitamine coinvolte sono la vitamina B12, l’acido folico (vitamina B9) e la vitamina C (acido ascorbico).
I globuli rossi maturi sono più grandi del normale (si tratta di un’anemia megaloblastica) e poco numerosi, perché la maggior parte viene distrutta subito dopo la produzione nel midollo emopoietico.
L’anemia da carenza di acido folico è generalmente associata a un’alimentazione povera di questa vitamina. Le donne in gravidanza o che allattano hanno un aumento della domanda di acido folico, che deve essere assunto mediante integratori alimentari. La carenza di folati durante la gravidanza può influenzare lo sviluppo e la crescita del feto ed essere causa di malformazioni del tubo neurale (spina bifida).
Anche le malattie intestinali croniche (come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn) e la celiachia, patologie che comportano alterazioni della capacità di assorbimento da parte dei villi intestinali, possono essere alla base di questa forma di anemia, così come gli interventi chirurgici di bypass intestinale.
Anemia sideropenica
L’anemia sideropenica (detta anche anemia ferropriva) è dovuta alla carenza di ferro ed è il tipo più comune di anemia. Generalmente è secondaria a una perdita di sangue, occulta e cronica (come nel caso di un tumore o un’ulcera) oppure acuta, dovuta a un trauma o un intervento chirurgico.
Ma altre cause possono essere rappresentate da uno scarso apporto con l’alimentazione (si verifica frequentemente contestualmente a diete molto drastiche oppure associata a disturbi del comportamento alimentare) e problemi nell’assorbimento del ferro (per malattie intestinali o interventi chirurgici di bypass intestinale).
La mancanza di adeguati livelli di ferro penalizza il trasporto dell’ossigeno nel sangue provocando stanchezza, aumento della frequenza respiratoria e pallore.
Si tratta comunque di forma di anemia microcitica, nella quale cioè gli eritrociti non riescono a svilupparsi per raggiungere le loro dimensioni fisiologiche.
Anemia emolitica
L’anemia emolitica comprende un gruppo di malattie caratterizzate da un’alterazione nella funzione del sistema immunitario, con produzione di anticorpi diretti contro i globuli rossi, che ne vengono attaccati e distrutti per errore.
Questa forma di anemia può comparire ad ogni età ed è più diffusa nella popolazione femminile.
Se la malattia insorge in forma leggera, il soggetto colpito può anche essere asintomatico. Le persone con la forma intermedia manifestano sintomi quali stanchezza, respiro affannoso e pallore. Inoltre, la forma grave comprende ittero (dovuto all’accumulo del metabolita dell’emoglobina, la bilirubina, nella cute e nelle mucose) e gonfiore addominale, causato dalla splenomegalia (la milza diventa ipertrofica perché deve fare fronte a un’attività aumentata di eliminazione degli eritrociti).
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’anemia emolitica.
Anemia aplastica
La displasia midollare è una condizione nella quale il tessuto midollare osseo deputato alla produzione delle cellule del sangue (midollo rosso emopoietico) è danneggiato (ipoplasia) o distrutto (aplasia) e a cui consegue una riduzione della produzione di globuli rossi, ma anche dei globuli bianchi e delle piastrine. Il più delle volte, è la distruzione continua e prolungata delle cellule del sangue a sottoporre il midollo emopoietico a una sollecitazione straordinaria, mirata alla loro sostituzione. Questo sforzo, prolungato nel tempo, esaurisce la funzione midollare di eritropoiesi (insufficienza midollare).
L’anemia aplastica è quindi una condizione nella quale nel midollo la produzione delle cellule del sangue è completamente soppressa.
Anemia di Fanconi
L’anemia di Fanconi è legata a mutazioni genetiche che provocano alterazioni nei meccanismi di riparazione del DNA e di stabilizzazione del codice genetico.
Si tratta, pertanto, di una patologia ereditaria che può essere diagnosticata tramite un test genetico.
L’anemia di Fanconi viene trattata con l’esecuzione di trasfusioni di globuli rossi o piastrine, ma può essere guarita definitivamente solo con il trapianto di midollo osseo. Una delle possibili conseguenze di questo trattamento, tuttavia, è rappresentata da un rischio aumentato di sviluppo di tumori.
Possono anche essere somministrati fattori di crescita ematopoietica e ormoni androgeni, che stimolano la produzione e lo sviluppo dei globuli rossi.
Cause dell’anemia
A cosa è dovuta l’anemia? L’anemia può, in generale, essere causata da un sanguinamento cospicuo, da una insufficiente produzione di globuli rossi oppure da una loro eccessiva distruzione. Quindi, l’osservazione microscopica di un campione di sangue può aiutare a risalire alla causa dell’anemia sulla base della valutazione numerica e morfologica dei globuli rossi.
La perdita di sangue rappresenta un’evenienza che può verificarsi improvvisamente, come nel caso di traumi o nel corso di un intervento chirurgico (emorragia acuta) oppure in maniera continuativa, graduale e ripetitiva (emorragia cronica).
Perciò, il sanguinamento cronico è causato principalmente da anomalie del tratto digerente o delle vie urinarie oppure da cicli mestruali abbondanti.
Il numero inadeguato di globuli rossi può trovare spiegazione nella ridotta eritropoiesi, ossia la produzione dei globuli rossi, un processo che si verifica soprattutto a livello del midollo osseo.
Perché l’eritropoiesi possa verificarsi in maniera soddisfacente, sono necessari elementi fondamentali come:
- Vitamina B12 e la B9 (acido folico).
- Rame (in tracce: il rame è infatti classificato come oligoelemento).
- Fattori ormonali quali l’eritropoietina, una proteina che stimola la produzione di queste cellule.
La diminuzione dell’eritropoiesi può essere ascrivibile a malattie croniche, tumori del midollo osseo (leucemie e linfomi oppure metastasi di tumori che si sono sviluppati in altre sedi).
Emolisi
L’emolisi (distruzione dei globuli rossi) eccessiva è riconducibile a un accorciamento della loro vita media, che corrisponde fisiologicamente a circa 120 giorni.
Perciò, le specifiche cellule fagocitiche presenti nel midollo osseo, nella milza e nel fegato riconoscono i globuli rossi ormai giunti al termine del loro ciclo vitale e li distruggono. Se i globuli rossi vengono distrutti prematuramente (emolisi), il midollo osseo si attiva nel tentativo di compensare le perdite producendo rapidamente nuove cellule.
Quando la distruzione è più veloce della produzione, si manifesta un’anemia emolitica.
Tuttavia, si tratta di un’evenienza patologica relativamente rara, che può essere causata da anomalie intrinseche degli eritrociti o da fattori estrinseci, come la presenza sulla loro superficie di molecole che attivano precocemente l’attività distruttrice dei fagociti.
Inoltre, condizioni quali la splenomegalia (aumento di volume della milza) possono implicare il sequestro e la distruzione di più globuli rossi nell’unità di tempo rispetto al normale.
Come si cura l’anemia
La cura dell’anemia mira a riportare nella norma i livelli di emoglobina e a ripristinare le riserve di ferro dell’organismo, risolvendo le cause che ne determinano la carenza e attraverso l’integrazione delle riserve di ferro.
Il primo punto è il più importante poiché qualunque terapia farmacologica sarebbe inefficace senza eliminare le cause sottostanti. Per questo motivo è opportuna la valutazione di uno specialista per curare la malattia che ha determinato la carenza di ferro.
Per ricostituire le riserve, la terapia migliore è il ferro da prendere per bocca perché è efficace e sicuro. La sostanza solitamente prescritta è il solfato ferroso.
In caso invece di emolisi, quindi una distruzione periferica dei globuli rossi, si contrasta con il cortisone. Possono verificarsi delle recidive, ma il più delle volte si verifica una remissione.
Infine, se la causa è una insufficiente produzione da parte del midollo osseo, si può ricorrere a trasfusioni di sangue e nei casi più gravi al trapianto di midollo.
Trattamenti medico-chirurgici
Le trasfusioni di globuli rossi vengono effettuate quando l’emoglobina scende a livelli pericolosamente bassi, variabili nei diversi soggetti, anche in funzione della sintomatologia generale e dell’eventuale presenza di altre malattie.
In generale, le trasfusioni di eritrociti devono essere riservate ai soggetti con patologie cardiovascolari o polmonari (come la broncopneumopatia cronica progressiva), colpiti da emorragia difficile da controllare o ischemia d’organo, ad esempio dovuta a interruzione del flusso sanguigno.
Il trapianto di cellule staminali emopoietiche (trapianto di midollo osseo) può essere eseguito nelle anemie dovute a insufficienza midollare o a cellule falciformi. Tuttavia, si tratta di un trattamento che viene riservato generalmente ai pazienti più giovani.
È in corso di sperimentazione anche la terapia genica per la cura dell’anemia falciforme e mediterranea. Si tratta di un approccio che permetterebbe la correzione del gene mutato e quindi la soluzione della malattia alla base.
L’anemia in gravidanza
Essendo una condizione nella quale la richiesta di ferro da parte dei tessuti è aumentata, la gravidanza aumenta il rischio di anemia da carenza di ferro.
Un fenomeno che si protrae anche per tutto il periodo dell’allattamento.
L’azione degli ormoni secreti durante questo periodo (specialmente gli estrogeni) stimola la produzione di nuovi globuli rossi (iperplasia eritroide del midollo osseo emopoietico). Ma l’aumento contestuale del volume di sangue circolante comporta comunque una diluizione dei suoi componenti. Un fenomeno che produce un emocromo alterato rispetto alla fisiologia femminile, con ematocrito (normalmente compreso fra 37 e 47%) che scende anche fino al 30% e l’emoglobina (normalmente fra 12 e 16) al di sotto dei 10 g/dL
Questo quadro aumenta la possibilità che si manifesti un’anemia da carenza di ferro e folati, in particolare nel terzo trimestre di gravidanza. I sintomi sono quelli generici di tutte le forme di anemia: stanchezza, debolezza, capogiri, formicolio alle estremità, pallore.
Rischi per la mamma e il feto
Quando compare in forma seria e non viene trattata con l’integrazione di ferro e folati, può aumentare il rischio di parto prematuro e di infezioni materne nel periodo immediatamente successivo al parto. Le trasfusioni si eseguono solo nei casi gravi, valutate non sulla base del valore dell’ematocrito ma piuttosto in funzione della sintomatologia della donna.
Le carenze di folati in gravidanza devono essere prevenute con la somministrazione di supplementi (acido folico) perché aumentano l’incidenza dei difetti di chiusura del tubo neurale, condizioni che possono portare a gravissime malformazioni del sistema nervoso centrale, come la spina bifida.
Anemia falciforme e anemia mediterranea sono patologie ereditarie, che possono essere trasmesse al feto. Quindi, le persone che hanno casi in famiglia oppure che sono state diagnosticate per una di queste patologie (anche nelle forme minori, come la talassemia minor) possono chiedere un consulto genetico al fine di valutare l’opportunità di una gravidanza.
Anemia e alimentazione: cosa mangiare
Se molti tipi di anemia non sono prevenibili con lo stile di vita, in alcuni casi è possibile intervenire sulla malattia o prevenirla con un’alimentazione ricca di vitamine (B12, B9 e C) e di ferro.
Infatti, l’anemia da carenza di acido folico necessita di una maggiore presenza sulla tavola di vegetali (agrumi, banane, verdure a foglia verde scuro, legumi), cereali, latticini (latte e yogurt), carni rosse e bianche e crostacei.
In gravidanza e durante l’allattamento, la carenza di folati è prevenibile, sentito il parere del ginecologo, mediante l’assunzione di integratori.
Le carenze di vitamina B12 possono essere corrette aumentando la componente di carne, uova, latticini e cereali nella dieta.
Inoltre, fondamentale, soprattutto nell’anemia sideropenica, l’assunzione di vitamina C dall’alimentazione, che aumenta la quota di ferro assorbito e si trova negli agrumi, nella frutta e nella verdura di colore acceso (peperoni, pomodori, kiwi), nei frutti di bosco, nei broccoli.
Il ferro viene assunto mangiando carne (alimento da cui l’assorbimento è maggiore perché il ferro si trova in forma eme), legumi, cereali, vegetali a foglia verde scura, frutta a guscio.
Infine, alle persone affette da anemia carenziale viene consigliato di evitare il fumo e l’abuso d’alcol, elementi che peggiorano il quadro clinico nel senso di un’ulteriore riduzione dell’ossigenazione del sangue.
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Anemia e globuli rossi
I globuli rossi sono cellule prive di nucleo prodotte nel midollo osseo attraverso un processo definito eritropoiesi, controllato dall’ormone eritropoietina. L’eritropoiesi richiede la presenza di sostanze quali la vitamina B9 (acido folico), la vitamina B12, il ferro e il rame.
L’eritropoietina viene secreta dalle cellule dei glomeruli renali in base a due stimoli. Il primo è rappresentato dalla saturazione di ossigeno nel sangue, che le cellule glomerulari registrano agendo da sensori. Invece, il secondo dall’aumento dei livelli di ormoni androgeni (testosterone) prodotti.
Ad esempio, nel caso dell’anemia, le cellule glomerulari leggono una diminuzione nella concentrazione di ossigeno nel sangue e stimolano la secrezione di eritropoietina, che promuove la produzione di globuli rossi al fine di ristabilire un equilibrio nella saturazione di ossigeno nel sangue.
La quasi totalità dell’ossigeno trasportato nel sangue è legata (con interazioni reversibili) all’emoglobina.
I tessuti periferici utilizzano l’ossigeno per effettuare le reazioni metaboliche, producendo anidride carbonica come scarto. Questo gas si diffonde nei capillari, dove si lega all’emoglobina, sostituendo l’ossigeno, che a sua volta viene ceduto alle cellule locali.
Negli alveoli polmonari, l’anidride carbonica viene ceduta, emessa con l’aria espirata e sostituita dall’ossigeno introdotto con l’aria inspirata.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sui globuli rossi.
Assorbimento del ferro
I meccanismi di assorbimento del ferro dagli alimenti ingeriti sono strategici nella determinazione della quantità di questo elemento a disposizione dei tessuti. Infatti, non esistono meccanismi efficienti di eliminazione del ferro.
Questo elemento viene assorbito dagli alimenti nel primo tratto dell’intestino tenue, ma non tutto il ferro presente nei cibi è assorbibile con la stessa efficienza.
In primo luogo, il passaggio del ferro dal lume intestinale alla circolazione sanguigna si realizza in misura proporzionale al numero delle calorie associate agli alimenti introdotti. In seconda battuta, il ferro meglio assorbibile (20-40%) è quello legato a un gruppo eme, ossia quello presente nella carne.
L’assorbimento da cereali e verdure è inferiore al 5%, anche se può aumentare in funzione della presenza di carne o acidi organici (tipici quelli degli agrumi) nel pasto. Inoltre, alcune delle sostanze più comunemente contenute nei vegetali, come i tannini e i polifenoli, inibiscono l’assorbimento di ferro.
Quindi, tutte le condizioni nelle quali la mucosa intestinale è danneggiata (come le malattie infiammatorie croniche, la celiachia, il tumore del colon) mettono a rischio il passaggio di ferro nel sangue capillare.
Inoltre, la quantità di ferro che realmente passa nel sangue non è pari a quella che entra nelle cellule intestinali. Infatti, una quota di questa rimane intrappolata sottoforma di ferritina, una sostanza che rappresenta una sorta di deposito di ferro per l’organismo.
Scopri gli alimenti ricchi di ferro.
Epidemiologia: diffusione dell’anemia nel mondo
L’anemia è il disturbo del sangue più comune, che colpisce almeno un quarto della popolazione mondiale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in un miliardo e 600 milioni le persone globalmente interessate da questa condizione.
Chi è più a rischio
Le persone più esposte al rischio di anemia sono i soggetti:
- Affetti da carenze vitaminiche: le vitamine B12 e B9 (anche conosciuta come acido folico) sono indispensabili per lo sviluppo dei globuli rossi; la carenza di queste sostanze provoca la produzione di globuli rossi più grandi del normale, inadeguati alla corretta effettuazione degli scambi gassosi a livello polmonare e dei tessuti periferici e, pertanto, causa di anemia; la carenza di vitamina C determina una ridotta capacità di assorbimento del ferro a livello intestinale e può dunque contribuire all’insorgenza di anemia.
- Affetti da carenze di ferro: l’ossigeno viene trasportato nel sangue legato ad atomi di ferro all’interno della molecola dell’emoglobina; se i livelli di questo elemento non sono sufficienti si riduce automaticamente la quantità di ossigeno che l’emoglobina può veicolare.
- Disturbi intestinali: le malattie intestinali che causano alterazioni della mucosa possono determinare una riduzione della capacità di assorbimento del ferro e delle vitamine indispensabili a garantire, in ultima analisi, una corretta ossigenazione del sangue; fra queste patologie, anche le malattie croniche infiammatorie (MICI, che comprendono il Morbo di Crohn e la colite ulcerosa), la diverticolosi, il tumore del colon o dello stomaco e la celiachia.
- Mestruazioni molto abbondanti: tutte le cause di sanguinamento possono rappresentare fattori di rischio dell’anemia.
- Interventi chirurgici: in questi casi, però, si tratta di forme transitorie di anemia.
- Malattie croniche: patologie croniche come l’insufficienza epatica o renale possono, nel lungo periodo, condurre ad anemia.
- Famigliari anemici: alcune forme di anemia riconoscono una trasmissibilità ereditaria.
- Gravidanza: essendo una condizione nella quale la richiesta di ferro da parte dei tessuti è aumentata, la gestazione aumenta il rischio di anemia da carenza di ferro.
Diffusione
Nel mondo, l’anemia è un problema di salute critico per i bambini: si stima, infatti, che più del 40% dei piccoli al di sotto dei 4 anni ne soffra.
L’Africa è il continente che produce i numeri maggiori: la percentuale di anemici nella popolazione generale oscilla fra il 47,5 e il 67,7%. Invece, in Asia, si trova il numero assoluto più elevato di pazienti anemici (315 milioni).
Le ragioni della diffusione sono prevalentemente legate alla denutrizione: prova ne è che le forme più diffuse di anemia sono quelle da carenza vitaminica o di ferro.
In particolare, l’anemia sideropenica colpisce tutte le fasce di età, in prevalenza i bambini, gli adolescenti, le donne in età fertile, in gravidanza e durante l’allattamento. Colpisce il 9% della popolazione mondiale e prevale nelle donne rispetto agli uomini.
Invece, l’anemia mediterranea è una forma di anemia ereditaria concentrata principalmente nel bacino del Mediterraneo.
Le anemie da carenza vitaminica sono più frequenti nei Paesi nordici e più comuni negli anziani, con un rapporto di 1:8000 rispetto alla popolazione generale. In particolare l’anemia perniciosa, una tipologia di anemia da carenza di vitamina B12, interessa lo 0,1% della popolazione complessiva e l‘1,9% dei soggetti oltre i 60 anni di età, rappresentando il 20-50% dei casi di deficit di vitamina B12 nell’adulto, in particolare nella fascia di età compresa fra i 40 ed i 70 anni.
Fonti: