Sommario
Il termine “acufene” (o tinnito) è derivato dal greco e significa “cosa udita” e “apparire”. Mentre “tinnito” vuol dire “sembra di sentire”. Sotto forma di ronzio, fischio, sibilo, fruscio o altro, l’acufene diventa per molti un incubo che compromette la vita quotidiana.
Singolo o multiplo, monolaterale o in entrambe le orecchie, continuo o intermittente, il tinnito o fischio nell’orecchio impedisce il sonno e il relax. Infatti, i suoni illusori sono percepiti nella testa perché l’orecchio converte le onde sonore in impulsi nervosi, che invia al cervello.
In Italia, sarebbero circa 3 milioni i sofferenti di acufeni, che possono dare sordità ed essere invalidanti. Ma, a volte, il paziente può arrivare all’isolamento, alla pazzia e al suicidio e, quasi sempre, a una cattiva qualità del lavoro e della vita.
Oltre alla perdita dell’udito, il tinnito può dare la sensazione di orecchio pieno o ovattato, nausea e capogiri. Inoltre, spesso il soggetto accusa iperacusia, che lo rende intollerante ai comuni suoni ambientali, di per sé normali.
Le cause degli acufeni “soggettivi” possono essere otogene, come il trauma acustico, l’otite, le infezioni batteriche e la sindrome di Ménière. Il deficit uditivo è presente nel 90% dei pazienti con acufeni e il 50% delle persone sorde ha il tinnito. Però il 10% dei colpiti non manifesta problemi uditivi, per cui l’origine del tinnito è extrauditiva, indipendente dall’orecchio.
Denominati la “tomba degli otorini”, gli acufeni vengono valutati attraverso alcuni esami: test dell’udito, audiometria tonale, timpanometria, studio del riflesso stapediale, otoemissioni acustiche ad alta frequenza.
Acufene: cos’è
E’ un rumore, o tinnito, che esiste solo per l’interessato e che origina nell’orecchio, anziché nell’ambiente esterno. L“illusione uditiva”, che avviene in assenza di stimolazione sonora, risulta quasi sempre fastidiosa e spesso è persistente.
I soggetti affetti da acufene possono udire un fischio, un ronzio e altri tipi di suoni, che possono essere dolorosi e invalidanti.
Ma, in alcuni casi, gli acufeni sono multipli, complessi e possono interessare entrambe le orecchie e variare nel tempo. Particolarmente rilevante il fatto che i rumori “fantasma” sono più evidenti nel silenzio, di notte e in solitudine.
Invece, il tinnito può risultare affievolito quando il soggetto è concentrato su altro o si trova in un ambiente rumoroso. La percezione molesta tende a essere meno intensa se il soggetto è impegnato in una conversazione o in una attività. Comunque il disturbo è senz’altro maggiore nella fase di addormentamento o di relax.
Tuttavia, l’esperienza è strettamente soggettiva in quanto alcune persone sono molto infastidite mentre altre trovano i rumori sopportabili.
Condizione e non malattia
Ma l’acufene non è di per sé una malattia, bensì una condizione anomala che si sviluppa da molte cause.
Infatti, in pratica, il tinnito è una specie di “allucinazione” uditiva, dal momento che viene percepito solo dall’interessato, ed è personale e unico.
In effetti, nell’ambiente intorno, non esiste alcuna sorgente del suono che si genera invece all’interno dell’individuo. Ma, l’intensità del rumore, inesistente per gli altri, può essere di vari livelli, da moderato a grave, e modificarsi in situazioni particolari.
Senz’altro la stanchezza, l’ansia, il nervosismo e lo stress possono far aumentare il volume della disfunzione acustica. Ma, allo stesso modo, la mancanza di altri stimoli sonori esterni può amplificare quelli sentiti nel proprio orecchio dal soggetto.
Inoltre, il costante rumore di fondo può influire negativamente sulla qualità della vita dei sofferenti, portati a stati depressivi e atti inconsulti. Invece, a volte, il sintomo si manifesta in associazione a patologie non legate all’orecchio, come l’anemia. Inoltre, in molte persone, al tinnito si accompagna la perdita, più o meno severa, della capacità uditiva.
Gli acufeni presenti in un solo orecchio oppure pulsanti rappresentano il segno più grave, che rivela una seria patologia di fondo.
Durata del disturbo
A volte, gli acufeni scompaiono da soli o si attenuano, senza alcun intervento, oppure possono dare tregua per poi ripresentarsi. Dunque la durata del disturbo può essere limitata, verificarsi a periodi o essere continua, cronica per tutta la vita.
Pertanto è opportuno ricercare il più presto possibile la causa sottostante in modo da poterla trattare. Purtroppo, molte volte non può essere identificata l’origine dell’acufene per il quale non esistono medicine specifiche di cura.
Epidemiologia
L’acufene è abbastanza comune e diffuso, in entrambi i sessi.
Nella popolazione, si stima che il 10-25% degli individui abbia avuto o presenti una qualche forma di tinnito.
In Italia, sarebbero circa 3 milioni gli adulti con acufeni, di cui 600.000 in forma grave, con il 4% in stato invalidante. In prevalenza, nel 75% dei casi, il rumore fantasma è connesso a malattie dell’orecchio, tra cui la sindrome di Ménière.
Come si manifesta l’acufene
Anatomia delle orecchie
L’apparato dell’udito (e dell’equilibrio) è composto da 3 parti che funzionano insieme:
- orecchio esterno, con il padiglione auricolare e il condotto uditivo, che catturano e convogliano le onde sonore;
- medio, formato dalla membrana del timpano e da una camera piena d’aria, contenente 3 ossicini (martello, timpano, incudine);
- interno, o labirinto, con la coclea, o chiocciola, organo dell’udito, e il sistema vestibolare, organo dell’equilibrio.
Tramite i suoi componenti, l’orecchio converte le onde sonore in impulsi nervosi che arrivano al cervello dove sono percepiti come suono.
Ciglia nelle orecchie
Nella coclea, si trovano 20.000 cellule ciliate specializzate le cui ciglia vibrano in risposta a differenti frequenze sonore. Queste cellule trasformano le onde in stimoli elettrici che vengono trasmessi al cervello attraverso il nervo acustico, che li elabora.
Il nervo acustico è a doppio senso, per cui invia anche segnali di controllo e regolazione dalle aree uditive cerebrali all’orecchio. Il sistema, detto in feedback o retroazione, serve a rendere ottimali il funzionamento dell’orecchio e la capacità di ascolto.
Qualunque variazione, anche minima, della funzionalità dell’apparato acustico può dare conseguenze sulla catena uditiva.
Traumi acustici
Alcuni problemi, come traumi acustici o virus, possono danneggiare e distruggere le cellule ciliate, che non ricrescono. Quindi, se il danno permane o progredisce, può provocare perdita dell’udito e frastuono o rumore nell’orecchio.
Infatti lo scompenso, cioè il malfunzionamento anche di una ridotta area di cellule ciliate, si trasforma in acufene.
Quindi il tinnito deriva dalla coclea, in quanto anche una sua piccola lesione sbilancia i nuclei nervosi. Nello specifico, le cellule ciliate dell’orecchio sono paragonabili a microfoni, divisi in due popolazioni: una costituita dalle quelle interne, i veri microfoni, e l’altra formata dalle cellule ciliate esterne che, in numero triplo, assistono le precedenti.
Il finissimo sistema consente la sensibilità uditiva che fa udire anche i suoni potenti senza distorsioni.
Suono nell’orecchio
Ma a interferire basta la perdita del 18-20% di cellule ciliate esterne, tra l’altro per cause genetiche, disfunzioni ormonali o sostanze tossiche.
Anche se la riduzione cellulare è limitata, nell’orecchio aumenta il rumore di fondo elettrico, dovuto al normale funzionamento dell’organo. A seguito del fenomeno, la chiocciola analizza le onde sonore interne e codifica uno stimolo anomalo. Così il soggetto ascolta il rumore interno del suo sistema uditivo, che è fisiologico e di norma non viene percepito.
Infatti, il suono prodotto dentro l’orecchio non si avverte dal momento che rimane basso, finché si è sani e giovani.
Quando sopravvengono situazioni negative e l’età avanza, il rumore di fondo emerge e viene selezionato e preferito.
Percezione del tinnito
Se un segnale acustico, ovvero l’acufene, viene considerato pericoloso, nel sistema limbico si attiva un meccanismo di allarme. Quindi, la percezione del tinnito viene amplificata per avviare le contromisure del sistema nervoso autonomo. Ad esempio, per combattere l’acufene, viene secreta più adrenalina e aumentata la pressione arteriosa del sangue.
Ma la reazione di lotta è inutile in quanto il rumore illusorio non è affatto nocivo per la salute in generale. Quindi il paziente si accorge e sente il suono, dato dall’orecchio, perché il sistema limbico gli dà il significato di allarme.
A questo punto, il lieve rumore di fondo dell’attività elettrica nell’orecchio diventa un sintomo, endogeno e amplificato: il tinnito.
Acufene: sintomi
Dal punto di vista scientifico, l’acufene è una percezione sonora in assenza di stimolazioni fisiologiche dei recettori dell’orecchio interno. Il suono molesto può essere localizzato in una o entrambe le orecchie oppure all’interno della testa.
Il rumore non si propaga da fonti esterne, acustiche o elettriche, e quindi non può essere sentito dagli altri.
Perciò il tinnito è dovuto all’attività anomala dell’apparato acustico, ovvero all’alterazione dei meccanismi di elaborazione sensoriale.
Ma, le caratteristiche dell’acufene variano da soggetto a soggetto e nel tempo, soprattutto in fatto di intensità e di timbro.
Rumori immaginari
Spesso descritti come acuti, i rumori immaginari si manifestano con aspetti diversi:
- sibili;
- sbuffi di vapore e fischi (simili a quelli della pentola a pressione, a frequenza acuta);
- ronzii;
- fruscii;
- scrosci o gocciolio d’acqua;
- clic;
- sciabordio e risacca del mare (del tipo elettrico, su frequenze gravi);
- sfrigolii;
- grilli, cicale, cinguettii e cigolii (diffusi sulle frequenze dell’udibile);
- pulsazioni e battiti (pulsanti come il cuore o intermittenti come gli scatti meccanici interni).
Ma, non essendo una vera malattia, l’acufene costituisce un segnale di varie patologie, non necessariamente delle vie acustiche. Come la febbre può essere la spia di infezioni, così l’acufene è un sintomo che rivela alcune malattie. Pertanto il tinnito può essere distinto a seconda del problema presupposto alla base.
Comunque, è sufficiente un lieve deficit uditivo per far sorgere il rumore irreale, che evidenzia così l’ipoacusia.
Tipologie
Nella pratica clinica, gli acufeni sono suddivisi in tre tipologie:
- “audiogeni”, che sono concomitanti a patologie dell’orecchio;
- “somatosensoriali”, dovuti ad alterazioni e disfunzioni dell’apparato muscolo-scheletrico;
- “psicogeni”, conseguenti a stati psichici disturbati.
Tuttavia, nello stesso paziente, possono coesistere due o anche tutte e tre le tipologie di tinnito, a complicare il quadro.
Acufene: classificazione
Una classificazione sistematica degli acufeni, proposta da Zenner nel 1999, comprende:
- conduttivo o meccanico, in cui sono interessate le strutture dell’orecchio medio;
- neurosensoriale, che coinvolge cellule ciliate interne-esterne-nervo acustico;
- extrasensoriale, connesso all’idrope endolinfatica, ovvero all’aumento della pressione dei liquidi a carico dell’orecchio interno;
- centrale, dovuto alle strutture del Sistema Nervoso Centrale.
Inoltre, nell’ambito del tinnito “somatosensoriale”, viene dato rilievo all“acufene cervicale”. Ma, in genere, il rumore gravoso compare in concomitanza con un dolore al collo, che rileva la disfunzione.
Forme di acufeni: oggettivo e soggettivo
Nella nomenclatura tradizionale, gli acufeni vengono ripartiti innanzitutto in “oggettivi” e “soggettivi”.
Dunque, i primi, detti anche “sintomatici”, sono gli unici che possono essere sentiti anche dall’esaminatore e consistono soprattutto in soffi. Infatti, gli acufeni “oggettivi” vengono generati da alcune condizioni, o meglio parti, dell’organismo. Quindi, il somatosuono è prodotto da componenti anatomiche in movimento: muscoli, flusso nei vasi sanguigni, articolazioni, ecc.
Per questo motivo, gli acufeni oggettivi sono registrabili e resi udibili da tutti tramite appositi sensori acustici.
Acufene oggettivo pulsante e non pulsante
Il processo sottostante può essere evidenziato soprattutto nell’acufene definito “pulsante”, con interruzioni cadenzate. Su tale presupposto, l’acufene oggettivo viene differenziato in “pulsante” e “non pulsante”, con cause diverse nelle due forme.
Il tinnito sincrono con il battito cardiaco rappresenta un disturbo dei vasi, come l’aterosclerosi dei seni carotidei o il bulbo giugulare alto. Invece, il tinnito oggettivo non pulsante ma “vibratorio” è determinato in prevalenza dalla contrazione dei muscoli endoauricolari.
Acufene soggettivo
Comunque, gli acufeni più comuni e veri sono quelli “soggettivi”, percepiti esclusivamente dal paziente, e quindi non riscontrabili.
In effetti, il tinnito non è un suono ma si tratta del segnale elettrico tra le cellule e il nervo acustico, percepito come sgradevole.
Acufene notturno
Per acufene soggettivo “notturno”, si intende il rumore udito dal soggetto durante le ore di riposo a letto, che ostacola il sonno.
In questo caso, i suoni irreali possono corrispondere semplicemente alle pulsazioni ed essere amplificati da uno stato psicologico alterato. D’altro canto, gli acufeni notturni possono rivelare un disturbo presente tutto il giorno ma così lieve che si nota solo nel silenzio.
Invece, più raro è il tinnito “monolaterale”, in un solo orecchio, che sottintende una lesione neurouditiva, come il neurinoma dell’acustico.
Quanto tempo dura l’acufene
In senso pratico, l’acufene viene differenziato anche in “discontinuo” o “continuo”, a seconda che abbia o meno momenti di pausa.
Infatti, dal punto di vista della frequenza, il tinnito può essere “saltuario” o “transitorio”, che scompare, oppure “cronico”, se persiste per mesi. Gli acufeni corrispondono alle frequenze alte uditive, amplificate come un urlo acuto. Perciò, di solito il rumore immaginario più percepito dai pazienti è simile a un ronzio, il cui tono e volume sono altalenanti.
Infatti, i soggetti riferiscono che, nel tempo, lo spiacevole suono può essere fisso o intermittente, intenso o più blando. Ma, a volte, il sibilo è così penetrante e violento che gli interessati hanno difficoltà a:
- udire
- addormentarsi
- affrontare la vita quotidiana.
Cause e fattori di rischio
Il tinnito è un sintomo che può essere scatenato da numerose condizioni morbose, non solo dell’orecchio. Infatti, il disturbo viene ritenuto multifattoriale in quanto fa la sua comparsa dietro disequilibri e disfunzioni di vario genere.
Gli acufeni “soggettivi” possono dipendere da situazioni otogene, come la presbiacusia e l’ipoacusia improvvisa.
Patologie dell’orecchio
Riguardo all’orecchio, un acufene può sopravvenire dopo un trauma acustico, per lesioni da rumori forti o da esplosione.
Sono fonti di rumori irreali:
- otite
- timpanosclerosi
- infezioni batteriche dell’orecchio
- sordità genetiche.
Inoltre, sempre in riferimento alle vie acustiche, il tinnito può essere collegato all’ostruzione del condotto uditivo o della tuba di Eustachio. Ma, anche l’otosclerosi, una forma di deficit uditivo, e i tumori dell’orecchio medio sono tra le origini dei rumori fantasma.
Sindrome di Menière
Una delle cause possibili del disturbo risulta la sindrome di Ménière, patologia dell’orecchio interno caratterizzata da vertigini.
Inoltre, è stato stimato che il 90% dei pazienti con acufeni soffre di ipoacusia e il 50% delle persone sorde ha il tinnito. Basta una piccola variazione della capacità uditiva a dare conseguenze all’intera catena delle vie preposte all’ascolto. Invece il 10% dei soggetti è colpito da acufeni senza problemi uditivi, in modo indipendente dall’orecchio.
Ma, il fastidio può essere associato a malattie che non coinvolgono direttamente l’apparato uditivo ma lo danneggiano.
Malattie
Origini di tinnito “soggettivo”, indipendenti dall’apparato acustico, sono:
- ipertensione
- trauma cranico
- fatti neurovascolari
- patologie psichiatriche
- disturbi neurologici
- neurinoma (tumore) del nervo acustico
- apnee notturne
- sindromi autoimmuni.
Anche, infezioni virali, prodotti tossici e fattori genetici possono rovinare una piccola parte delle cellule ciliate. In aggiunta, la cocleopatia diabetica, prima complicanza della patologia, l’ipotiroidismo, le disfunzioni ormonali e la tiroidite di Hashimoto sono responsabili di acufeni.
Farmaci che provocano l’acufene e altri fattori
Alcuni farmaci, come l’aspirina in alte dosi e gli antibiotici aminoglicosidici, possono provocare il disturbo.
Altri fattori individuati per l’insorgenza di acufeni sono:
- cattiva occlusione dentale;
- alimenti allergizzanti;
- eccesso di dolcificanti o di glutammato (esaltatore dei sapori, soprattutto nei dadi da cucina).
Infine, a volte dietro gli acufeni si nascondono patologie neurodegenerative, come la sclerosi multipla, di cui sono il segno premonitore.
Traumi alla colonna vertebrale
Si ritiene che certi traumi della colonna vertebrale possano modificare la pressione dei fluidi nel labirinto dell’orecchio, generando acufeni. Ma, anche patologie della testa, tra cui torcicollo e infiammazioni muscolari, con irrigidimenti e posizioni scorrette, sono in rapporto con gli acufeni.
Quindi, cambiando l’assetto cranio-cervicale, si possono produrre rumori molesti nell’orecchio.
Inoltre, compressioni discali, tensioni muscolari al collo, sforzi eccessivi e i disturbi alla cervicale possono danneggiare l’apparato uditivo. Comunque anche la semplice postura errata può affaticare il collo e far contrarre la muscolatura, con eventuale insorgenza di acufeni.
In effetti, non è la “cervicale” che di per sé produce questo particolare tinnito, bensì sono le condizioni di tensione propriocettiva. Le contrazioni muscolari nell’area modulano il rumore interno di fondo, inducendo le vie nervose a enfatizzarlo.
Acufene oggettivo pulsante e malattie
Nel caso di acufene “oggettivo pulsante”, questo può derivare da:
- malformazioni artero-venose
- stenosi dei vasi del collo
- ipertensione endocranica benigna
- tireotossicosi
- anemia
- persistenza dell’arteria stapediale
- tumori glomici
- carotide
- bulbo giugulare alti.
Altre cause
Se l’acufene è “oggettivo non pulsante”, può essere dovuto a:
- disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare;
- colpo di frusta;
- clono dei muscoli endoauricolari e peritubarici.
Comunque sembrano più esposti al rischio di acufeni i fumatori e chi è sottoposto a rumori forti, per lavoro o per svago, come in discoteca. Anche i sofferenti di depressione, ansia o stress sono inclini al tinnito.
Complicanze dell’acufene
Correlati agli acufeni si sono riscontrati alcuni casi di deterioramento psichico grave, dall’isolamento alla pazzia e al suicidio. Al contrario, in alcuni fortunati, può succedere che il ronzio regredisca e si spenga, lasciando solo il ricordo di un’esperienza spiacevole.
Ma, nella maggioranza dei pazienti, l’acufene è abbinato a un’improvvisa riduzione della capacità uditiva, o ipoacusia. Inoltre, il tinnito si può accompagnare al “fullness” auricolare, ovvero al senso di orecchio chiuso o ovattato.
Infine, la sensazione, sempre soggettiva, di pienezza è spesso confusa dall’interessato con l’ipoacusia, ma i due stati sono diversi.
Con il tinnito, possono presentarsi anche:
- nausea
- vertigini
- disagi dell’equilibrio, in particolare nella Sindrome di Ménière.
Iperacusia
Frequentemente, i pazienti possono manifestare iperacusia, ovvero intolleranza a suoni ambientali, che per gli altri sono normali. Quindi, per alcuni, risultano insopportabili e dolorosi solo rumori intensi e particolari, mentre per altri anche i suoni comuni e innocui.
In certi frangenti “sonori”, il paziente prova terribili attacchi di panico e tenta di sfuggire al rumore tappandosi le orecchie.
L’ipersensibilità uditiva è già un’avversione ai suoni ma può sfociare nella “fonofobia”, o “misofonia”. Ma, la repulsione e la paura del rumore sono ingiustificate e anormali e riguardano qualsiasi suono, compresa la propria voce.
Stato fobico
Le preoccupazioni intorno all’acufene, considerato nocivo per la salute o connesso a gravi malattie, possono far perdere il controllo. Quindi il soggetto sviluppa uno stato fobico, identico a quello relativo agli spazi chiusi, nella claustrofobia. Infatti, i banali rumori della quotidianità infastidiscono, allarmano e spaventano l’individuo, soprattutto se improvvisi.
La riduzione della tolleranza sonora mina ancora di più la psiche del paziente che può così accusare:
- sudorazione
- tachicardia
- vertigini.
Inoltre, chi non riesce ad abituarsi ai rumori “in testa” presenta un’iperattenzione selettiva, coinvolgendo alcune aree cerebrali e neuronali.
Lo stato di allarme perenne inibisce il sonno e riduce la possibilità di fare l’abitudine ai suoni fantasma.
Anche la ricerca spasmodica del “silenzio perduto”, inteso come condizione assoluta di benessere, peggiora la situazione. Inoltre, i pazienti, per motivi psicologici, possono udire più forti gli acufeni, quando operatori non esperti li dichiarano incurabili.
Acufene: diagnosi
A lungo soprannominati la “tomba degli otorini”, gli acufeni sono impegnativi da diagnosticare e curare.
Alle prime avvisaglie del tinnito, non bisogna spaventarsi, praticare il fai-da-te o esami inutili e cercare rimedi sul web.
Al contrario, è necessario recarsi subito dallo specialista, trovare la causa, ritenere curabile il disturbo, fare una vita sana e senza stress.
Esami
Innanzitutto il paziente deve essere sottoposto ad accurati test dell’udito, per verificare l’eventuale ipoacusia:
- audiometria tonale,
- timpanometria,
- studio del riflesso stapediale,
- otoemissioni acustiche ad alta frequenza.
Allo scopo, è utile anche la RMN-Risonanza Magnetico Nucleare, con mezzo di contrasto, che può far scoprire patologie importanti.
L’analisi morfologica viene effettuata sull’osso cranico temporale, che contiene parte del condotto uditivo, l’orecchio medio e quello interno. Alla ricerca di malattie cerebrovascolari, si effettua anche l’ecocolordoppler TSA (Tronchi Sovra Aortici), per monitorare arterie e vene del cranio.
Con l’esame funzionale dei “potenziali evocati uditivi”, si può escludere che il disturbo sia dovuto a un neurinoma dell’acustico. Invece, per mezzo delle prove audiometriche di acufenometria è possibile misurare l’intensità dell’acufene. Tuttavia, un rumore fantasma definito di lieve entità dal test audiometrico, può essere giudicato intollerabile dal paziente.
Purtroppo, spesso i tentativi di individuare le cause del tinnito sono vani, ma si cerca di personalizzare il trattamento.
Questionario THI
Al soggetto può essere proposto un “questionario THI (Tinnitus Handicap Inventory)”, validato a livello internazionale, a punteggio.
Quindi, l’interessato deve rispondere a 25 domande, riguardanti il suo stato, tra cui reazioni emotive e difficoltà di concentrazione.
In base ai punti, da 0 a 100, il disturbo viene diviso in 5 gradi:
- lievissimo
- lieve
- moderato
- grave
- catastrofico.
Invece, con un punteggio oltre 60, la condizione risulta neuropsicologica, di pertinenza del neuropsichiatra e idonea alla psicoterapia. La psicoterapia e il counseling (supporto) indicano strategie per migliorare l’accettazione del sintomo e poterci convivere.
Inoltre, conoscendo a fondo la situazione, lo specialista può spiegarla al paziente, incoraggiandolo a non arrendersi.
Acufene: cure
Farmaci
Essendo un problema multifattoriale, l’acufene non risponde a terapie farmacologiche specifiche. Quindi, i medicinali prescritti per il disturbo sono mirati ai motivi collaterali, come gli antipsicotici e gli antidepressivi.
Infatti, non esiste un farmaco unico che possa spegnere l’acufene, anche se si tenta di limitarlo con sostanze, come le vitamine antiossidanti.
Alcuni farmaci sono stati sperimentati con nessuno o qualche risultato, come un temporaneo sollievo dall’acufene:
- medicinali vasoattivi
- agonisti istaminici
- anestetici locali
- anticonvulsivanti.
Terapie
L’ intervento chirurgico occorre in casi particolari, come nell’otosclerosi con la sostituzione della staffa, ossicino dell’orecchio bloccato.
Invece, l”insufflazione endotimpanica” viene prescritta nella disfunzione della tuba d’Eustachio, nell’orecchio medio, contro l’otite catarrale.
Inoltre, gli “impianti cocleari” possono rimediare alla sordità marcata e con essa agli acufeni, anche e soprattutto nei bambini.
Mascheratore di acufeni
Per rendere tollerabile il disagio, si può ricorrere a un “mascheratore di acufeni”, simile a una protesi acustica. Il dispositivo elettronico produce, in modo costante, suoni neutri, detti “bianchi”, adattabili per configurazione di frequenza e intensità.
Le bande di rumore mascherante sono in grado di far abituare l’individuo al suo suono illusorio.
Terapia del suono
Un metodo molto praticato è la “terapia riabilitativa”, o “TRT-Tinnitus Retraining Therapy”, per rendere quasi impercettibili gli acufeni.
Alla base del trattamento, c’è la neuroplasticità del cervello, che non solo autogenera e mantiene il rumore ma può adattarsi ad esso. Quindi, la capacità neuronale di modificarsi e di riequilibrare gli scompensi permette al paziente di riprogrammare le vie uditive.
Infatti, il soggetto può riuscire a smorzare l’attenzione persistente al suono sgradevole e arrivare a ignorare l’acufene.
Come funziona la terapia del suono
Per la maggior parte della giornata, anche di notte, il paziente viene sottoposto a un “arricchimento sonoro”. I generatori, che lasciano aperto il condotto uditivo, a differenza degli altri, erogano suoni neutri della natura, indifferenti per il soggetto. I piccoli apparecchi vengono indossati e regolati dall’interessato in modo da raggiungere il suo “mixing point”.
Questa quantità minima di rumore ha un’intensità simile a quella dell’acufene, ma non lo maschera.
Quindi, stimolando delicatamente le cellule nervose acustiche, la percezione del tinnito viene ricondizionata, grazie alla plasticità cerebrale.
Il rumore del generatore crea un diversivo che ripristina il “filtro” cerebrale e mitiga le conseguenze psico-affettive e neurovegetative.
In pratica, la rieducazione con una stimolazione esterna insegna al cervello a reagire e a non cogliere lo stimolo nervoso anomalo. Il decondizionamento alla reazione avversiva verso il rumore molesto comporta un lavoro multidisciplinare.
Sound therapy
Inoltre, la metodica associa una terapia riabilitativa, o counseling, a un trattamento di arricchimento sonoro, o sound therapy. Perciò nella TRT, devono essere coinvolti psicologo, osteopata, terapista del dolore e audiologo.
Supporto psicoterapeutico
Il supporto psicoterapeutico aiuta a gestire il rumore fastidioso e ad affrontare stress, ansia e depressione. La “terapia dei suoni” si avvale anche di apparecchi “combi” che ricondizionano le vie acustiche e correggono i deficit uditivi leggeri.
La riabilitazione della rete neuronale va programmata per 1 anno, al minimo 6 mesi, e offre i primi risultati dopo circa 3 mesi.
Indipendentemente dalla causa degli acufeni, la terapia riabilitativa è efficace nell’80% dei pazienti, anche se non modifica il tinnito ma la reazione ad esso.
Terapie alternative
Terapie alternative non farmacologiche sono state tentate, ma la loro efficacia non è confermata:
- agopuntura
- stimolazione elettrica ed elettromagnetica
- ultrasuoni, laser
- ipnosi
- biofeedback.
Comportamenti da adottare per attenuare il disagio
In ogni caso, per attenuare il disagio, è opportuno seguire le raccomandazioni dello specialista:
- non fare uso dei tappi per orecchie, perché aumentano la sensibilità al rumore di fondo cocleare e possono provocare iperacusia e misofonia;
- non fissare l’attenzione sull’acufene, in quanto cercarlo continuamente incentiva la percezione del suo volume e non permette di desintonizzarsi;
- evitare il silenzio, e i luoghi silenziosi, ma tenere sempre un suono di fondo basso e gradevole (come quello dell’acqua) che riprogramma, modificando il sistema limbico.
Come prevenire l’acufene
L’insorgenza degli acufeni non si può prevenire, ma è consigliabile ostacolarla con alcuni comportamenti corretti. Innanzitutto, bisognerebbe evitare di esporsi a lungo a rumori e musica ad alto volume, che colpiscono la corteccia cerebrale. Inoltre, l’abitudine al fumo o agli alcolici potrebbe facilitare la formazione del tinnito, così come le sostanze tossiche.
Alcuni farmaci, droghe e, secondo ultimi studi, prodotti chimici contenuti nei cibi, stressano il meccanismo uditivo.
Storia dell’acufene
L’acufene fa parte della storia dell’uomo, dal momento che tormenta gli esseri viventi da sempre.
Sicuramente, la condizione era già nota nel 2500 a.C. agli Egiziani, che proponevano un rimedio, riportato nel papiro di Ebers. Nell’orecchio colpito, allora veniva applicata un’infusione, una miscela a base di olio di balanite.
Un’importante testimonianza del tinnio è stata tramandata dagli Assiri che ritenevano responsabili del malanno i fantasmi. Infatti, dagli scavi sono emerse 10.000 tavolette, in cui contro l’acufene si consiglia anche la recita di formule magiche.
Origine del nome
La medicina orientale della stessa epoca riteneva l’acufene il prodromo di un delirio o di un’allucinazione. Invece nella mitologia indiana, il tinnito viene collegato a Shiva, il Signore che riceve la pratica Dhara, in grado di calmare le sue ire.
Da qui è nato il trattamento Shirodhara, ovvero testa/flusso, che si basa sull’oliazione della fronte con sostanze lenitive anti-acufene.
Tra l’altro, il problema uditivo prende il nome da “Tinnitus”, figura mitologica coinvolta nella creazione del mondo.
Il termine latino sta per “squillare” ma, poiché deriva dal greco, il suo significato più preciso è “sembra di sentire”.
Inoltre, del tinnito si è occupato anche il grande scienziato Ippocrate, vissuto in Grecia tra il 460 e il 377 a.C.. Il padre della medicina ha inserito gli acufeni nel suo trattato “Corpo ippocratico”, distinguendone 3 tipi.
Oltre alla descrizione di ”tono”, “ronzio” e “rumore”, Ippocrate ha introdotto per primo casi clinici e associato il tinnito alla sordità. Invece, il primo a interessarsi del “mascheramento” degli acufeni con altri suoni è stato Aristotele nei Problemata Phisica.
Anche la medicina romana, con Galeno e Archigene, ha dato grande spazio alla spiacevole condizione.
Credenza popolare
In passato, la credenza popolare considerava il tinnito auricolare un presagio sulla qualità dei rapporti umani. Se il rumore appariva nell’orecchio destro, l’interessato era sicuro che si parlasse bene di lui, con numerosi elogi. Invece, all’opposto, l’acufene nell’orecchio sinistro annunciava che il malcapitato era vittima di malignità e disprezzo.
Però gli antichi, senza cognizioni scientifiche, avevano già scoperto un metodo per facilitare il sonno, nonostante il rumore invadente.
Infatti, veniva consigliato di dormire vicino a un ruscello o a una cascata, il cui suono mitiga l’acufene e lo copre in parte.
In modo analogo, oggi si suggerisce ai pazienti di prendere sonno con il sottofondo sonoro di uno scroscio d’acqua.
La Medicina tradizionale cinese ha sempre valutato il tinnito come un difetto di equilibrio della microcircolazione. Perciò, per risolvere il problema, gli asiatici tentano di riequilibrare i liquidi renali, anche con massaggi armonici alla testa.
Acufene e artisti famosi
Nelle varie epoche, lo sgradevole rumore ha colpito in prevalenza i musicisti, come Beethoven, e in particolare i violinisti. Ai giorni nostri, molti artisti della musica soffrono o hanno sofferto di acufeni, tra cui Gino Paoli, Sting, Bono e Caparezza.
Ma il suono fantasma non ha risparmiato altri personaggi dello spettacolo, da Chris Martin a William Shatner, di “Star Trek”.
Con la consulenza dell’otorinolaringoiatra e audiologo Enrico Fagnani, dirigente medico dell’Unità Operativa di Audiologia all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.
Ti è piaciuto il nostro articolo? Condividilo su Pinterest.