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Parto cesareo: cos’è, come si svolge, quando è indicato, rischi, convalescenza e ritorno a casa

parto cesareo: cos'è, come si svolge, rischi, quando farlo, ritorno a casa

Il taglio cesareo o parto cesareo è un atto chirurgico che permette la nascita del bambino per via addominale. L’intervento  è eseguito dal ginecologo o dall’ostetrico in una struttura ospedaliera. Il parto cesareo può essere programmato o eseguito d’urgenza in funzione di diversi elementi che emergono durante la gravidanza o il travaglio.

Purtroppo, oggi, si abusa dell’intervento che non è esente da rischi e conseguenze. Il parto cesareo si svolge in sala sterile sulla donna anestetizzata. Il chirurgo pratica sul ventre femminile un’incisione orizzontale, che procura una cicatrice meno visibile, e taglia l’utero davanti e in basso. Portato alla luce il bambino, lo specialista recide il cordone ombelicale e consegna il piccolo al neonatologo.

Per la madre, il parto cesareo comporta una lunga convalescenza, con fastidi, come dolori e affaticamento. Entro 24 ore dall’intervento, è molto importante ricominciare a camminare.

Durante il parto cesareo, sono presenti: anestesista, ostetrico, infermiera. Il papà può essere ammesso nel blocco operatorio.

Parto cesareo: che cos’è

Il cesareo è un’intervento chirurgico che consiste nel fare uscire (estrarre) il neonato per via addominale dopo l’incisione della parete addominale (laparatomia) e dell’utero (isterotomia).

Viene eseguito quando il parto per via naturale è impossibile o controindicato.  Con la paziente sotto anestesia, il chirurgo incide la parete addominale e quella anteriore dell’utero per estrarre il bambino dal ventre materno. Dopodiché, taglia il cordone ombelicale del neonato e poi affida il piccolo al neonatologo.

Infine, rimuove la placenta e ricuce i diversi strati delle pareti incise, fino alla cute esterna.

Durante l’operazione, c’è continuo monitoraggio dello stato di madre e figlio, con un attento controllo dei sanguinamenti.

Esistono 2 circostanze diverse:

Invece, l’ostetrico o il chirurgo ginecologo possono anche decidere di praticare un cesareo d’urgenza quando, durante il travaglio, c’è una situazione di sofferenza per la madre e/o il bambino.

Cesareo programmato e cesareo d’urgenza

Cesareo programmato (prericovero)

Il cesareo programmato o d’elezione consiste in un intervento in genere effettuato tra la 38° e la 39° settimana precedentemente stabilito con la paziente per diversi motivi, i più comuni dei quali sono una presentazione fetale anomala, o un precedente cesareo effettuato.

Cesareo d’urgenza durante il travaglio

Un cesareo può essere deciso in qualsiasi momento del travaglio. Le cause più frequenti sono le anomalie del ritmo cardiaco del feto o il fermarsi della dilatazione del collo dell’utero (quando il travaglio si blocca).

Parto cesareo: quando è necessario

Negli ultimi anni, il ricorso al parto cesareo è aumentato in maniera spropositata. Sembra che in Italia l’intervento sia scelto nel 38% dei casi, superando gli altri Paesi Europei, che sono al 20-25%.

Nella nostra Penisola, la maggior diffusione di questi interventi chirurgici si riscontra al Sud, soprattutto in Campania, con il 62 %. Il problema dell’alta frequenza di cesarei nel Meridione è probabilmente dovuto a strutture sanitarie carenti nell’assistenza alle partorienti.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a garanzia della mamma e del bambino, indica un limite di parti cesarei da non superare. Per l’OMS è buona norma praticare solo 1 taglio cesareo su 7, ovvero il 15%.

Invece spesso questa tecnica viene adottata per motivi non funzionali.

La futura mamma può richiedere il cesareo se è ansiosa o ha paura del parto vaginale.

Inoltre, l’intervento chirurgico è preferito da donne che non hanno frequentato i corsi di preparazione o che hanno già avuto un cesareo.

Parto cesareo: casi in cui serve davvero

Il cesareo dovrebbe sostituire il parto spontaneo quando si teme per l’incolumità di mamma e figlio:

Le indicazioni al cesareo comprendono tutte le condizioni patologiche di madre e figlio e il parto in emergenza.

Infine, il cesareo è d’obbligo con problemi nel travaglio, come rottura dell’utero o emorragia, con pericolo di decesso di bambino e/o madre.

Come si svolge un parto cesareo

Preparazione al cesareo

Fissata la data del cesareo, la donna deve fare diverse visite ospedaliere, ad esempio dall’anestesista, ed esami, tra cui quelli del sangue, l’ecografia e l’elettrocardiogramma.

Fatti i controlli del prericovero, che possono essere eseguiti anche la mattina stessa dell’intervento, la futura mamma viene ricoverata. La donna deve rimanere a digiuno dalla mezzanotte prima del cesareo e indossare poi camice e cuffietta in sala operatoria.

Poco prima dell’intervento, il personale infermieristico disinfetta l’addome e procede con la tricotomia, cioè la depilazione del pube.

Dopodiché, l’operatore inserisce un catetere (un piccolo tubo) in vescica, per la raccolta dell’urina.

In una vena del polso oppure del braccio, l’infermiere posiziona le flebo che servono per idratare e somministrare i farmaci.

Parto cesareo e anestesia 

Nella sala operatoria sterile, la gravida viene quindi anestetizzata. L’anestesista effettua sulla paziente un’anestesia loco-regionale, che può essere spinale oppure epidurale, considerata più sicura per mamma e bambino. 

In entrambi i casi, l’anestesia prevede un’iniezione, a livello lombare, nella donna seduta sul lettino, con spalle abbassate e schiena inarcata.

La puntura risulta indolore per la donna in quanto è preceduta da una leggera anestesia sulla pelle della schiena.

L’introduzione dell’anestetico, che determina la perdita della sensibilità dolorosa dall’ombelico in giù, è immediata grazie al lungo ago della procedura spinale.

Nell’epidurale, l’anestetico è immesso attraverso un catetere posto nella schiena, che rimane in sede per la somministrazione del farmaco per tutta l’operazione.

La tecnica più usata è quella spinale, in cui l’effetto sopraggiunge in pochi minuti e dura per circa 3 ore.

Il catetere epidurale invece viene usato anche nell’analgesia del parto spontaneo e può essere impiegato per gli antidolorifici dopo l’intervento.

In conclusione, l’anestesia totale viene scelta solo nelle emergenze o in casi particolari, come i problemi alla colonna vertebrale. Mentre, le tecniche locali permettono alla mamma di vedere il neonato e, se presente in sala parto, interagire con il suo partner.

Durante tutto l’intervento, l’anestesista tiene sotto controllo i parametri vitali della paziente, come pressione e frequenza cardiaca. Davanti al viso della donna viene collocata una tendina in modo che non possa vedere l’intervento e preoccuparsi per le procedure.

Incisione addominale

Il chirurgo ginecologo si prepara e si assicura che il piano di lavoro sia disinfettato e reso sterile. Quindi lo specialista fa sull’addome della donna un’incisione della cute trasversale e lunga 10 centimetri, detta “secondo Pfannestiel”. Il chirurgo continua a tagliare i vari strati dell’addome sottostanti.

Nell’addome, il taglio è orizzontale, sopra il pube, in modo d’avere una cicatrice poco visibile. Nelle emergenze, l’incisione è verticale e più ampia, dall’ombelico fino a sopra l’osso pubico.

L’utero viene inciso orizzontalmente e nella parte anteriore e in basso. Rotto il sacco amniotico, il chirurgo estrae il piccolo dal ventre materno e chiude e taglia il cordone ombelicale. Il bambino viene pulito nel naso e nella bocca e poi consegnato al neonatologo.

Il taglio del cordone precede il cosiddetto secondamento che consiste nella rimozione della placenta. La cavità uterina viene ripulita e vengono richiusi l’utero e gli strati dell’addome, cute compresa.

Alla paziente viene somministrata ossitocina, prodotta nel parto naturale, che stimola la contrazione dell’utero e riduce la perdita di sangue.

In genere, la cucitura dei tessuti viene realizzata con una sutura definita intradermica, tramite fili riassorbibili. In questo modo, non è necessario togliere punti e si ottiene una cicatrice quasi invisibile.

L’ intervento può durare circa 30-40 minuti.

Cure post operatorie

Terminato l’intervento chirurgico, la mamma viene tenuta in osservazione per 2 ore, come succede nel parto naturale. Nel frattempo, il bambino viene affidato al neonatologo che valuta il neonato e gli dà le prime cure.  

Trascorso il periodo di sorveglianza, la puerpera viene riportata nella sua stanza, dove dovrà rimanere sotto controllo fino alla dimissione.

La mamma e il parto cesareo

Scelta consapevole 

Prima di prendere una decisione definitiva sul parto cesareo, la gestante può sentirsi insicura e dubbiosa. Le Linee Guida del Ministero della Sanità in proposito raccomandano alla gravida di non avere fretta e di informarsi il più possibile.

Per approfondire, leggi le linee guide del Ministero.

La donna può rivolgersi al medico di famiglia per le prime indicazioni. Per approfondire, può interpellare, anche più volte, gli specialisti, come ginecologo ed ostetrica.

Comunque, la mamma viene invitata a riflettere se nel suo caso è indispensabile l’intervento chirurgico.

In assenza di condizioni cliniche che lo giustificano, il parto cesareo non va interpretato come più sicuro di quello naturale.

Solo dietro prescrizione medica, il cesareo garantisce benefici superiori agli eventuali rischi che può comportare.

Fugate le perplessità e lo stress da intervento, la donna deve apprendere alcune notizie sul cesareo: 

Con questi chiarimenti, la futura mamma può firmare il “consenso informato”, ovvero l’approvazione consapevole al cesareo.

Se la donna è fermamente convinta di fare il cesareo, ma non ci sono giustificazioni legate alla salute, il ginecologo può rifiutare l’intervento.

In questo caso, la gestante dovrebbe essere aiutata a dominare i suoi timori sul parto spontaneo. Le strutture sanitarie offrono programmi di sostegno che accompagnano le gestanti nelle decisioni e le aiutano a combattere l’ansia del travaglio.

Anche l’anestesia epidurale, che non elimina l’impulso di spingere il bambino, durante il parto normale può fugare nella mamma la paura del dolore.

Cosa sente la donna durante un cesareo 

Certamente durante il parto cesareo la donna non prova grandi sofferenze, grazie all’anestesia.

Al massimo, la partoriente sente un fastidio al momento dell’iniezione dell’anestetico. Inoltre la paziente può accorgersi delle manovre del chirurgo mentre estrae il neonato dal suo grembo.

Le percezioni dolorose della mamma possono riguardare le gambe che, con l’anestesia spinale, sono pesanti e difficili da muovere.

Anche con l’epidurale, la mamma sente le gambe intorpidite e inoltre può perdere involontariamente l’urina. Proprio per risolvere il problema, alla donna viene applicato un catetere vescicale.

Dopo poche ore dall’intervento, l’effetto dell’anestesia termina e nella donna sensibilità e movimenti tornano alla normalità.

Durante il ricovero dopo il parto, vengono monitorate la cicatrice, le funzioni urinarie e intestinali e anche l’appetito e l’idratazione.

Convalescenza

Rispetto a un parto spontaneo, il taglio cesareo comporta una sofferenza post parto maggiore, richiede una degenza ospedaliera e un periodo di recupero più lunghi.

La degenza e il recupero della donna richiedono più tempo con il cesareo, anche in assenza di complicanze, come infezioni all’utero o alla cicatrice.

Dopo il parto cesareo, la mamma torna in camera con una flebo e il catetere. Nelle ore successive al cesareo, una volta passato l’effetto dell’anestesia, il dolore aumenta e in genere l’infermiere somministra una dose di antidolorifici. Se il bambino è in buona salute, l’infermiere lo porta nella camera della mamma. 

Alla sera del giorno dell’intervento, la puerpera può bere liquidi e poi fare colazione la mattina seguente. Entro 24 ore dall’operazione, tolgono catetere e flebo.

Il consiglio è di riposare il primo giorno e di provare l’indomani a sedersi sul letto e, se una se la sente, ad alzarsi. In ogni caso, per evitare rischi di flebite, è necessario alzarsi dopo 24 ore anche se è doloroso.

Le prime 48 ore dopo un parto cesareo sono spesso dolorose. Un trattamento analgesico è consigliato per 3 giorni, per bocca o per via endovenosa.  Non preoccuparti, se questi analgesici sono presi per un periodo breve, non hanno effetti su tuo figlio se lo allatti. 

Inoltre dopo un parto cesareo, le perdite di sangue (lochiazioni) sono più importanti che dopo un parto naturale. Questo periodo di assestamento può durare circa 3 settimane ma a volte anche 2 mesi.

L’uscita di mamma e figlio dall’ospedale avviene dopo 2 o 3 giorni dal parto cesareo. Prima di tornare a casa, la donna riceve consigli di salute per sé e il neonato, con riguardo all’allattamento e alle vaccinazioni.

Parto cesareo e transito intestinale 

Dopo un parto cesareo, succede quasi sempre di avere un transito intestinale rallentato dovuto all’intervento, all’anestesia e ai medicinali.

Per combattere la stitichezza, la soluzione è di camminare perché stimola il transito intestinale. Inoltre, devi privilegiare un’alimentazione ricca di fibre. Se non risolvi questo fastidioso problema, chiedi consiglio al tuo ginecologo o ostetrica per scegliere un lassativo.

Ritorno a casa 

In ospedale, le infermiere hanno l’incarico di cambiare ogni giorno la medicazione della cicatrice. Una volta tornata a casa, il consiglio è di: 

A casa, la neomamma non deve strafare e sforzarsi troppo ma può da subito occuparsi del bambino.

Per non nuocere alla ferita, la donna deve aspettare alcune settimane prima di:

Il bambino e il parto cesareo

Grazie al parto naturale, il bambino viene alla luce con un adattamento migliore di quello dato dal cesareo. Infatti le lunghe ore di travaglio preparano il feto a poco a poco ad ambientarsi al mondo esterno.

Inoltre, durante il travaglio, la mamma rilascia ormoni dell”accoglienza” che servono al bambino per superare l’impatto con la vita extrauterina. Nel parto naturale, perché il distacco dal grembo materno non sia troppo traumatico, il neonato viene adagiato sulla pancia della mamma. Il contatto di pelle contro pelle è ritenuto un importante fattore per la salute del bambino.

La vicinanza dei due riesce anche a stabilire un primo e positivo rapporto d’affetto tra madre e figlio. Queste condizioni che favoriscono i primi momenti di vita del neonato, non si verificano con il taglio cesareo.

Nell’intervento, non si innescano i meccanismi ormonali e intimi che danno l’impronta al futuro legame familiare. Perciò il parto spontaneo è considerato migliore di quello cesareo, che deve avvenire solo quando serve e non senza necessità.

Rischi per il bambino

Il bambino nel corso del cesareo può anche subire conseguenze accidentali.

Durante l’incisione dell’addome materno, il feto potrebbe riportare una piccola ferita, molto comune ma non grave.

Se l’intervento avviene prima della 39ª settimana, il neonato può manifestare disturbi respiratori che però scompaiono in pochi giorni.

Salute dei bambini nati con cesareo

Il parto cesareo potrebbe influenzare la salute dei neonati e portare danni al loro organismo. Sembra che i bambini nati con questo metodo abbiano un rischio di sviluppare allergie cinque volte superiore. Anche il sistema immunitario dei piccoli venuti al mondo con l’intervento risulta più debole.

I due fenomeni sono in relazione alla qualità della flora batterica dell’intestino infantile.

Nel parto naturale, i bambini assorbono i batteri intestinali e vaginali della mamma, mentre percorrono il canale del parto. Dopo la nascita, questi piccoli assimilano anche i batteri dell’ambiente circostante. Al contrario, i neonati con cesareo non possono assumere i batteri del canale ma prendono solo quelli dell’esterno. Di conseguenza, la composizione della loro flora intestinale sarà meno varia ed equilibrata, con batteri cattivi, come lo Staffilococco.

Lo squilibrio, che dura 2 anni, implica:

Inoltre, i bambini nati con il cesareo sarebbero più predisposti all’insorgenza di gravi patologie come:

Il problema delle scarse difese infantili può essere ridimensionato dall’allattamento al seno, da continuare per almeno 6 mesi.

Comunque durante il parto cesareo, i bambini non vanno incontro a particolari rischi e la mortalità del nascituro è molto bassa.

Un po’ di storia

La parola cesareo potrebbe venire  dal latino caedere che significa “tagliare” o anche fare referenza ad un testo romano che ha regolamentato questo intervento, chiamato Lex Caesarea durante il periodo di Cesare (753- 509  avanti Cristo), che prevedeva l’estrazione del feto dalla donna morta durante il travaglio. Esiste anche un mito secondo il quale Giulio Cesare sarebbe nato per via addominale.  

Il primo parto cesareo avvenuto con sopravvivenza materna daterebbe del XVIII secolo. In verità, è da quando si sono scoperti gli antibiotici che la tecnica ha cominciato a svilupparsi.

Con la consulenza di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e la Dott.ssa Flavia Costanzi, medico chirurgo in formazione specialistica in Ginecologia ed Ostetricia.

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