Sommario
La mastite al seno è un disturbo comune durante l’allattamento. E’ un’infezione della mammella abbastanza frequente, tanto da interessare il 2-10% delle donne che allattano.
I sintomi possono consistere in febbre alta e disturbi al seno come eritema, indurimento, tensione, dolore, gonfiore della mammella e calore alla palpazione.
Nonostante sia una condizione non grave e perfettamente curabile, non è facile conviverci: il seno fa male, ci si sente spossate e la tentazione di non allattare il proprio piccolo è comprensibile.
Se trattata rapidamente, però, la mastite non richiede la sospensione dell’allattamento. Anzi, continuare ad attaccare al seno il bambino può favorirne la guarigione.
Cos’è la mastite al seno?
La parola mastite deriva da mastos – mammella e itis – infiammazione. È dunque un’infiammazione piuttosto dolorosa della mammella, associata di solito a un’infezione batterica. È tipica delle mamme che allattano, delle donne in età fertile, ma può capitare a tutte le età. Anche se abbastanza di rado, può colpire perfino gli uomini.
Il più delle volte è una sorta di complicanza dell’allattamento al seno. È molto importante che la diagnosi sia tempestiva, poiché consente di individuare subito la cura più adatta, evitando complicazioni più serie, come l’ascesso mammario. È una formazione di pus che si deposita in una delle due mammelle (raramente in entrambe). L’accumulo di materiale infetto provoca dolore e spesso è percettibile al tatto, poiché localizzato sotto pelle. È comunque piuttosto frequente durante l’allattamento.
Quindi, la mastite il più delle volte è una sorta di complicanza dell’allattamento al seno. È molto importante che la diagnosi sia tempestiva, poiché consente di individuare subito la cura più adatta, evitando complicazioni più serie, come l’ascesso mammario.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sull’allattamento al seno.
Ciò che è importante evidenziare è la differenza con la mastite carcinomatosa. Si tratta di una reazione infiammatoria della mammella, che appare arrossata, tumefatta e dolente, causata da una linfangite (infiammazione o infezione dei vasi linfatici) di origine neoplastica.
Mastite da allattamento e mastite senza allattamento
La mastite d’allattamento è un’infiammazione della mammella dovuta all’ostruzione dei dotti mammari, che a sua volta può essere causata da batteri o da cause meccaniche, come una non corretta suzione del bambino e attaccamento al capezzolo.
Solitamente è facilmente riconoscibile con forti dolori e un seno che appare gonfio e dolorante.
Le mastiti non puerperali, cioè non dovute all’allattamento, invece, sono delle infezioni al seno che solitamente si classificano in due tipologie:
- periduttale.
- Granulomatosa idiopatica.
La prima, si può manifestare in tutte le donne fertili, la seconda, più rara, si verifica solo nelle donne che hanno già partorito da alcuni anni.
Le cause della mastite senza allattamento non sono ancora note, ma i ricercatori hanno formulato delle ipotesi per i fattori di rischio, tra cui:
- abitudine al fumo.
- Obesità.
- Diabete.
Per la mastite granulomatosa idiopatica, invece, le cause possono essere:
- malattie autoimmuni.
- Traumi al seno.
- Pillola anticoncezionale.
- Iperprolattinemia.
I sintomi delle due forme di mastiti senza allattamento possono comportare, per la periduttale:
- inversione del capezzolo o secrezioni.
- Ascesso mammario.
- Fistole.
Per la mastite granulomatosa, invece, si può avvertire, palpando il seno, una massa solida e unilaterale.
Quali sono i sintomi?
Come si riconosce la mastite? La mastite in allattamento si presenta con una sintomatologia che crea non poco disagio alla neo mamma, fino a compromettere la qualità di vita durante il puerperio.
Sono sintomi molti simili a quelli dell’ingorgo mammario. Il dolore al seno e il senso di malessere diffuso sono però più evidenti nella mastite.
È presente, infatti, la febbre, anche alta (38/38.5°C), con segni simili-influenzali, come brividi, inappetenza e dolori muscolari. All’osservazione, una parte della mammella appare gonfia, arrossata, calda e piuttosto dolorante alla palpazione e alla suzione.
In alcuni casi, comunque, l’infiammazione può presentarsi senza febbre, specialmente nei primi giorni.
Riassumendo:
- Gonfiore e arrossamento della mammella.
- Dolore e sensazione di calore alla palpazione.
- Bruciore alla suzione.
- Dolori muscolari.
- Senso di stanchezza e malessere generale (sintomi simil influenzali).
- Ingorgo mammario.
- Febbre alta e brividi.
Cause della mastite
La mastite puerperale è un’infezione frequente durante l’allattamento al seno, come abbiamo già detto. È causata da microbi che riescono a trovare un accesso nei dotti galattofori, piccoli condotti che fanno defluire il latte sino al capezzolo.
La contaminazione batterica è favorita dalla scarsa igiene locale e dalle lesioni cutanee provocate dal neonato durante un non corretto attaccamento al seno (come nel caso delle ragadi). Anche l‘ingorgo mammario può favorire lo sviluppo di mastiti, poiché il latte materno è un ottimo terreno di coltura per i batteri.
Sono infezioni che accadono più comunemente da uno a tre mesi dopo il parto, ma possono colpire anche le donne che non hanno partorito di recente e le donne dopo la menopausa.
L’ingorgo mammario e lo svuotamento incompleto del seno sono i fattori predisponenti e che possono peggiorare i sintomi. I batteri generalmente implicati nella mastite puerperale sono gli stafilococchi, in particolare lo Stafilococco aureus.
È un disturbo più frequente nelle primipare, anche per l’inesperienza nella gestione dell’allattamento, e nelle donne che decidono di sospenderlo.
Nelle donne in menopausa, invece (mastite non puerperale), le infezioni mammarie si possono associare a infiammazione cronica dei dotti lattiferi. I cambiamenti ormonali possono causare l’ostruzione dei dotti che rendono il seno più vulnerabile alle infezioni batteriche. Tendono purtroppo a ripresentarsi anche dopo il trattamento con antibiotici.
Diagnosi
La diagnosi si basa sulla valutazione medica, cioè sull’esame obiettivo della mammella che si presenta arrossata, dura e calda. È anche presente febbre e un senso di malessere generale.
Se la donna non sta allattando al seno, il medico potrebbe prescrivere una mammografia o un’ecografia della mammella per escludere altre evenienze, tra cui la mastite carcinomatosa o la presenza di un ascesso profondo.
Se è confermato un ascesso, potrebbe essere necessario eseguire un’aspirazione o un drenaggio chirurgico, associato a una cura antibiotica.
Possono essere prelevate colture, sia dal latte materno, sia dal materiale estratto dall’ascesso, per identificare il tipo di microrganismo che causa l’infezione. In questo modo sarà più facile per il medico decidere quale tipo di antibiotico utilizzare. È comunque un’evenienza indicata solo in caso di infezione grave.
Cosa fare per la mastite? Cure, rimedi e trattamenti
Farmaci per attenuare il dolore, eventuale drenaggio e terapia antibiotica sono i primi approcci terapeutici per curare la mastite. Sono metodi che il medico prescriverà in base alla situazione.
La prima cosa da fare solitamente è valutare, e nel caso cambiare, la modalità di allattamento al seno della donna. Sarà quindi necessaria la presenza di un’ostetrica che possa indicare la posizione corretta e il giusto attaccamento del bambino al capezzolo.
Il più delle volte basta, infatti, modificare l’attacco al seno o la frequenza delle poppate per risolvere la situazione ed evitare future infezioni o infiammazioni.
Uso del tiralatte
Se c’è arrossamento e dolore, è necessario svuotare il seno con regolarità per risolvere l’ingorgo mammario. Si può fare attraverso le poppate o con lo svuotamento manuale: l’obiettivo è una mammella che deve tornare morbida.
Il tiralatte è un po’ un’ultima opzione, perché non solo potrebbe procurare dolore in un seno gonfio e infiammato ma potrebbe attivare una iperproduzione di latte, peggiorando quindi la situazione.
Applicare sul seno impacchi caldo-umidi e fare dei lievi massaggi circolari, prima di ogni poppata e prima del drenaggio manuale, aiuta lo svuotamento e genera un certo sollievo per le mamme.
Una volta svuotata la mammella, si può invece procedere con degli impacchi freddi per attenuare il dolore e sfiammare la parte arrossata e gonfia.
Farmaci
Se il dolore è persistente e poco tollerabile dalla donna, il medico può prescrivere degli antidolorifici e degli antinfiammatori. Gli antibiotici solitamente sono riservati a quei casi in cui la mastite non migliora dopo 12-24 ore, nonostante lo svuotamento del seno.
Cosa fare ?
Riassumendo, si possono adottare i seguenti rimedi per la mastite:
- Impacco di ghiaccio per ridurre il gonfiore dopo la poppata.
- Uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) da banco come l’ibuprofene o il naprossene per ridurre il gonfiore e il dolore. Gli antibiotici solo nei casi più severi.
- Drenaggio linfatico che si esegue con una leggera pressione del seno verso i linfonodi sotto l’ascella. Serve per ridurre il gonfiore.
- Massaggio per diminuire il gonfiore dell’areola e del capezzolo e allontanare il fluido sottostante. Permette al bambino di attaccarsi più facilmente quando il seno è pieno. Si esegue mettendo due punte delle dita intorno alla base del capezzolo. Si applica una leggera pressione e si allontanano le dita dal capezzolo. Va eseguito in tutte le angolazioni.
- Bere molta acqua, una corretta idratazione favorisce la fuoriuscita del latte.
Mastite: fattori di rischio
L’infezione si può verificare anche quando il latte torna indietro a causa di un dotto lattifero ostruito o di una modalità di allattamento un po’ problematica, che determina la stasi del latte e quindi la proliferazione batterica.
Tra i fattori che aumentano il rischio della mastite in allattamento ci sono anche:
- Capezzoli screpolati e doloranti.
- Attaccamento al capezzolo del piccolo non adeguata o uso di una sola posizione per allattare.
- Ingorgo mammario.
- Uso di reggiseni troppo attillati che limitano il flusso del latte.
- Ragadi non curate causate da un attacco al seno non corretto da parte del bambino.
- Stati di ansia e stress.
Mastite e allattamento: si può continuare ad allattare?
Si può continuare l’allattamento al seno anche con la mastite. Non ci sono rischi per il bambino, salvo che non sia presente un ascesso, che dovrà essere sottoposto alla valutazione del medico.
Infatti, interrompere l’allattamento potrebbe peggiorare la stasi del latte e aumentare il rischio che si sviluppi un ascesso mammario.
Le mamme spesso temono, invece, che la mastite possa interferire con l’allattamento e danneggiare il bambino. Ma non è così. Come abbiamo detto, la mastite è un disturbo non solo molto frequente, ma che si può curare con medicinali specifici che non mettono a rischio la salute del piccolo e non richiedono la sospensione dell’allattamento al seno, sempre che non sia la donna a volerlo.
La suzione del neonato, invece, è un’ottima alleata per la guarigione. Invece, interrompere improvvisamente l’allattamento potrebbe aggravare la mastite e aumentare il rischio che si formi un ascesso.
È bene dunque tranquillizzare le mamme che l’infezione non si trasmette al neonato attraverso il latte. Infatti, il latte materno ha proprietà antibatteriche che aiutano i bambini a combattere le infezioni.
Come prevenire la mastite
Ridurre la possibilità di infezione dei dotti galattofori, è molto importante. Così come lo è fare attenzione all’igiene del seno durante l’allattamento. Sarebbe, infatti, necessario detergere bene la mammella prima e dopo la poppata, anche usando soltanto l’acqua. Saponi, detergenti o soluzioni disinfettanti non sono consigliati. Le sostanze che contengono potrebbero irritare la cute e trasmettere al capezzolo un odore e un sapore poco gradevole per il neonato.
In caso di emergenza, sono utili dei fazzolettini per la detersione del seno, facilmente acquistabili in farmacia, privi di tensioattivi e profumi e che non richiedono il risciacquo. Anche le mani devono essere pulite con attenzione prima di iniziare ad allattare. Ugualmente la biancheria è consigliabile cambiarla spesso.
Ma ciò che conta di più è attaccare correttamente il bambino al seno, per prevenire le ragadi o altre irritazioni cutanee, stimolando la lattazione e prevenendo l’ingorgo mammario.
In caso di dubbi, del tutto legittimi soprattutto se si è al primo figlio, è utile parlare con un’ostetrica o frequentare un corso di allattamento al seno, per sapere se si sta procedendo nel verso giusto.
Un buon attacco, infatti, può prevenire e aiutare a risolvere la mastite, perché il corpo può adattare naturalmente la produzione di latte in base a quanto ne succhia il bambino.
Alcuni consigli per prevenire la mastite.
- Non indossare reggiseni attillati.
- Evita di usare coppe per capezzoli o altri dispositivi sul seno.
- Allatta allo stesso modo da entrambi i seni.
- Svuota completamente il seno per prevenire l’ingorgo e i dotti ostruiti.
- Impara e usa le tecniche di allattamento al seno per prevenire capezzoli doloranti e screpolati.
- Asciugare all’aria i capezzoli doloranti o screpolati.
- Fai in modo che l’umidità non si accumuli nelle coppette assorbilatte o nei reggiseni.
- Evita la disidratazione bevendo molti liquidi.
- Pratica un’attenta igiene: lavarsi le mani, pulire i capezzoli, mantenere pulito il bambino.
Fonti:
- American Family Physician, Management of mastitis in breastfeeding women.
- Ministero della Salute, Allattare al seno un investimento della vita.
- Mayo Clinic, Mastitis.
- Cleveland Clinic,Mastitis.
- WebMed, Breast Infection.
- Ospedale Bambino Gesù, Mastite e allattamento.