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Glucagone: che cos’è, a cosa serve e come utilizzarlo per stimolare il metabolismo

glucagone: cos'è, a cosa serve e come usarlo per stimolare il metabolismo

Il glucagone è un ormone di natura proteica, prodotto dal pancreas. È molto importante per il metabolismo. Tra i molteplici ruoli, è coinvolto nei processi di regolazione della crescita e interviene nel controllo degli zuccheri nel sangue. Per questo è meglio conosciuto come la molecola antagonista dell’insulina.

In alcuni casi clinici può essere suggerito dal medico come farmaco per terapie finalizzate a riportare nella norma i livelli di glicemia (zuccheri nel sangue).

La produzione di glucagone è soggetta a variazioni che dipendono fortemente dall’alimentazione. Una dieta bilanciata ti permette di produrre i giusti livelli di glucagone necessari alle funzioni biologiche. Al contrario, una dieta sbilanciata può aumentare, o diminuire la sintesi di questo ormone.

Il suo ruolo come antagonista dell’insulina è utile nelle diete dimagranti. Infatti, è un ottimo alleato per perdere peso, contestualmente a una dieta equilibrata, uno stile di vita sano e una buona dose di attività fisica.

Vediamo in dettaglio come agisce il glucagone, come è possibile aumentare la sua produzione e come viene utilizzato questo ormone per la perdita di peso.

Glucagone: che cos’è

Il glucagone è un ormone importantissimo per il metabolismo degli zuccheri. Si tratta di una molecola di natura proteica sintetizzata dal pancreas.

E’ conosciuto come l’ormone antagonista dell’insulina. In realtà insulina e glucagone si spalleggiano, lavorando con meccanismi differenti per lo stesso obiettivo: mantenere normali i livelli di glicemia.

Infatti, questi due ormoni svolgono funzione opposta per tenere a bada il livello di zuccheri nei vasi sanguigni.

Sintesi e livelli

Una diminuzione di glucosio nel sangue (calo glicemico) stimola il pancreas (cellule α delle isole di Langherans) a produrre glucagone. Questo ormone intervenire nella modulazione della glicemia, aumentando il rilascio di zuccheri nel sangue. Il glucagone è iperglicemizzante.

I livelli non sono mai costanti. Oscillano in funzione a stimoli esterni, o interni. Il nostro corpo è in grado di modulare la produzione a seconda delle necessità metaboliche del momento.

Alcuni fattori che ne influenzano la sintesi sono:

Per questo suo ruolo come insulino-antagonista, è spesso somministrato come farmaco in caso di grave crisi ipoglicemica dovuta ad eccesso di insulina o ipoglicemizzanti.

Metabolismo del glucagone

Lavora insieme all’insulina, svolgendo azione contraria, per mantenere i normali livelli di glicemia. Nello specifico, viene prodotto dalle cellule α delle isole del Langerhans, dalla porzione endocrina della ghiandola pancreatica.

Quando il glucosio nel sangue scende sotto a 80 – 100 mg/dl, il pancreas aumenta la produzione di glucagone. Questo ormone entra nel circolo ematico e raggiunge le cellule del fegato (epatociti). È in questa sede che svolge la sua funzione iperglicemizzante. Come?

Il glucosio in eccesso assunto col cibo viene stipato nelle cellule del fegato sotto forma di glicogeno con un meccanismo che prende nome di glicogenosintesi (stimolato dall’insulina). Il glicogeno è la molecola di riserva energetica per le cellule epatiche.

Il glucagone entra negli epatociti attraverso dei recettori specifici presenti sulle membrane cellulari (glucagone like receptor) ed attiva la degradazione del glicogeno: fa sì che il glicogeno venga scomposto nei suoi monomeri, ovvero in tante molecole di glucosio. Questo meccanismo prende nome di glicogenolisi.

Quindi, questo ormone agisce anche attivamente contrastando la sintesi di glicogeno ex novo (gliconeogenesi), meccanismo che viene invece attivato da un aumento di insulina.

Oltre a questo, è in grado di indirizzare il metabolismo cellulare alla produzione ex novo di glucosio (gluconeogenesi) a partire da altre molecole come: acido lattico, glicerolo e alcuni amminoacidi.

Tutti questi meccanismi stimolati da questo ormone hanno come conseguenza un aumento di glucosio nel sangue.

In ultimo, ma non di minor importanza, interviene anche nella regolazione del metabolismo lipidico: stimola la mobilitazione dei grassi dal tessuto adiposo (beta ossidazione) e ne impedisce la sintesi.

Glucagone: come si attiva

Pasti abbondanti, o le classiche “abbuffate”, fanno sì che i livelli glicemici schizzino alle stelle. Di conseguenza, l’insulina viene attivata in misura maggiore e per riportare la glicemia ai livelli basali è costretta ad immagazzinare molti glucidi all’interno delle cellule in un tempo breve.

Al contrario, saltare i pasti, o digiunare, porta il nostro corpo in una situazione di stress da calo glicemico. Quindi, si attivano i meccanismi catabolici stimolati dal glucagone.

I livelli glicemici normalmente tornano stabili dopo circa 2-3 ore dal pasto (fase preprandiale).

Dopo il pasto

In condizioni di sazietà è maggiore la produzione di insulina. I nutrienti assunti col cibo vengono scomposti nelle componenti più semplici: zuccheri semplici (glucosio, fruttosio e galattosio), acidi grassi e amminoacidi.

Questi vengono assorbiti dalle cellule della mucosa intestinale e trasportati nel sangue. Il flusso ematico risulta a questo punto ricco di zuccheri (aumento di glicemia) e altri nutrienti introdotti con la dieta.

Ciascuno di essi viene indirizzato alla sintesi di nuove componenti (funzione anabolica) per azione dell’insulina. Glucosio, acidi grassi e amminoacidi sono i mattoncini con cui l’organismo forma nuove molecole, rispettivamente di:

Dopo il pasto aumenta l’insulina e si riduce il glucagone.

Digiuno

Nei momenti lontani dal pasto (oltre le 5 ore), nel caso di un digiuno prolungato, o stress psico-fisico, prevale l’azione del glucagone. Le molecole di riserva vengono scomposte nei loro monomeri (funzione catabolica).

Il tutto per rendere gli zuccheri e gli altri nutrienti disponibili per le funzioni metaboliche. Quindi, aumentano:

Pertanto, in condizioni di digiuno aumentano i livelli plasmatici di glucagone e si riducono quelli dell’insulina.

Glucagone: il farmaco

Il glucagone è anche utilizzato come farmaco per il suo ruolo come antagonista dell’insulina.

Viene impiegato solitamente nelle terapie farmacologiche dei pazienti diabetici, per risolvere errori nel dosaggio dei farmaci ipoglicemizzanti, o nei casi di ipoglicemia grave. Si parla di ipoglicemia grave quando si assiste ad un calo severo dell’indice glicemico, ma il paziente non è cosciente e non si può quindi intervenire con l’alimentazione.

Gli zuccheri semplici sono la fonte energetica principale per il cervello. Una scarsa concentrazione di glucosio nel flusso ematico può compromettere le funzioni cerebrali.

Infatti, cali drastici dei livelli glicemici possono portare al peggioramento dei sintomi neurologici, fino al verificarsi di danni cerebrali e coma.

L’azione iperglicemizzante del glucagone viene utilizzata dai medici anche per il trattamento dell’ipoglicemia causata da un eccesso di insulina (o altri farmaci ipoglicemizzanti).

Può essere somministrato per via sottocutanea, endovenosa, o intramuscolare. Agisce rapidamente (1-15 minuti a seconda delle modalità di somministrazione) e per questo è considerato un vero e proprio salva-vita per risollevare i livelli glicemici in caso di ipoglicemia grave.

E’ ovviamente un farmaco da utilizzare esclusivamente con prescrizione medica e sotto il controllo di un equipe medica specializzata.

Cosa mangiare per attivare il glucagone

Il glucagone è un ormone normalmente prodotto dal nostro corpo in risposta ad alcuni stimoli psico-fisici. Anche ciò che mangi può favorirne o meno la secrezione.

Stimolare la produzione di  questo ormone con la dieta può aiutarti ad attivare il metabolismo.

Ecco alcuni consigli da seguire.

Proteine (ma non troppe) 

Consumare alimenti ricchi di proteine ad ogni pasto prolunga l’azione del glucagone.

Attenzione però! Un pasto esclusivamente proteico può generare l’effetto opposto e stimolare l’insulina. Infatti, gli amminoacidi (amminoacidi insulinogenici) liberati dalla digestione delle proteine attivano sia la produzione dell’ormone della crescita (GH) che dell’insulina.

Per stimolare questo ormone, è sufficiente che il pasto non sia esclusivamente composto da zuccheri. Quindi, è bene equilibrare sempre i macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi), non solo nei pasti principali, ma anche negli spuntini o nella colazione.

Ad esempio, un toast con pane integrale, prosciutto e un succo d’arancia sono l’esempio di una colazione indicata per prolungare l’effetto del glucagone.

Più fibre

Le fibre rallentano l’assorbimento degli zuccheri a livello intestinale e quindi ritardano l’azione dell’insulina, facendo prevalere quella del glucagone. Sono ottimi alimenti da inserire nella propria dieta i legumi e la frutta secca perché ricchi di fibre, oltre che di proteine.

La frutta secca, come mandorle o noci, è lo spuntino perfetto per tenere alto il glucagone fino all’ora del pasto principale.

Limitare i carboidrati

Gli zuccheri semplici stimolano la produzione di insulina. Il consiglio non è quello di eliminare del tutto i carboidrati, ma di farne un consumo moderato e consapevole.

È importante ridurre i grammi di pasta e riso sia a pranzo che a cena, preferire i cereali integrali e abbinare sempre una buona dose di verdure, che sono fonte di fibre.

Alimenti da evitare

L’esclusione dalla dieta di alcuni elementi favorisce la produzione di glucagone:

Questi elementi sono infatti stimolatori dell’insulina. Anche un eccesso di sale è sconsigliato, perché velocizza l’assorbimento intestinale di glucosio (di conseguenza attiva l’insulina).

Glucagone e dimagrimento

Non è propriamente detto che fa dimagrire. Infatti, tutto dipende sempre dallo stile di vita, dalla dieta e da fattori come stress e stati psicologici alterati. Si può però dire che questo ormone è un alleato per aumentare il metabolismo degli zuccheri.

La correlazione tra questo ormone e la perdita di peso si deve principalmente all’azione di questo ormone come antagonista dell’insulina. In altre parole, fa sì che le cellule non immagazzinino adipe, ma lo utilizzino per produrre zuccheri. Questo è possibile proprio per l’effetto antagonizzante del glucagone nei confronti dell’insulina.

Ricordiamo che l’insulina è l’ormone che permette di ridurre la glicemia: ossia velocizza l’immagazzinamento degli zuccheri dal sangue all’interno delle cellule. L’azione opposta la fa il glucagone.

Quindi, non è corretto pensare che escludere gli zuccheri dalla tua alimentazione, o fare una colazione altamente proteica, sia d’aiuto per la perdita di peso. Anche l’eccesso di proteine stimola infatti l’attività dell’insulina.

Inoltre, recenti ricerche scientifiche hanno messo in risalto che con la perdita di peso i livelli basali di glucagone si riducono. Ciò contribuisce ad innescare un feedback positivo per il mantenimento del peso forma.

Come può aiutare la perdita di peso

Vediamo in che modo il glucagone può essere utile per la perdita di peso.

Contrasta l’azione dell’insulina

L’insulina favorisce la trasformazione del glucosio in acidi grassi (lipogenesi epatica) che si accumulano a formare il fastidioso grasso addominale.

Svuota le riserve di zuccheri e grassi

il glucagone favorisce sia l’ultilizzo delle riserve epatiche di glucosio, che la mobilitazione dei grassi di riserva (contenuti negli adipociti).

Blocca glicolisi e glicogenosintesi

A livello intracellulare, il glucagone si lega ad un recettore transmembrana (proteina G). Questo ormone innesca una serie di reazioni a cascata che coinvolgono il cAMP, la proteina chinasi A (PKA) e inattivano i due enzimi responsabili della glicolisi (scomposizione del glucosio) e della glicogenolisi (scomposizione del glicogeno), rispettivamente piruvato chinasi e glicogeno sistetasi.

Di conseguenza si avrà una minor liberazione di zuccheri semplici nel sangue.

I recettori del glucagone sono presenti nel fegato, nei reni e nel tessuto adiposo, ma sono completamente assenti nei muscoli. La glicogenolisi muscolare è quindi stimolata da un altro ormone: l’adrenalina.

Per perdere peso sfruttando le proprietà del glucagone, il consiglio è quello di seguire una dieta ipocalorica bilanciata, capace di stabilizzare il più possibile i valori di glucosio nel sangue. È importante anche praticare una buona dose di attività fisica giornaliera e seguire uno stile di vita sano.

È possibile evitare picchi glicemici, o cali glicemici, consumando pasti piccoli e frequenti, oltre che equilibrati dal punto di vista dei macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi).

La dieta mediterranea suggerisce non a caso di suddividere la propria alimentazione in cinque pasti, piccoli e distanziati tra loro di qualche ora.

Fonti
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