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Sale: cos’è, proprietà, benefici, tipi di sale, controindicazioni e quando fa male

sale: che cos'è, tipologie, valori nutrizionali, usi, benefici e controindicazioni

Il sale è immancabile in cucina. Lo utilizziamo per cuocere la pasta e insaporire le pietanze. Ma sei sicuro di dosarlo nel modo giusto? Spesso si ha la tendenza ad esagerare. Così da consumarne di più di quanto è richiesto dal nostro organismo. Quanto puoi assumerne secondo i LARN?

Il sale, o cloruro di sodio (con formula chimica NaCl), non gode di una buona reputazione tra gli esperti di alimentazione sana. Questo perché i cibi di uso quotidiano ne contengono troppo! A volte lo consumiamo senza neppure rendercene conto. Ma il sale non ha solo aspetti negativi. E i tipi di sale non sono tutti uguali.

È quindi importante conoscere tutti gli aspetti prima di trarre conclusioni sul suo conto. 

Cos’è il sale: tutte le caratteristiche

E’ un solido cristallino, noto anche col nome di cloruro di sodio. Dal punto di vista chimico si tratta appunto di un sale. Fino a qui tutto ovvio. Con formula chimica NaCl, il cloruro di sodio è il sale sodico dell’acido cloridrico (HCl).

Ci sono molte definizioni. E forse un chimico potrebbe storcere il naso. Ma per semplificare il concetto, non è altro che una sostanza neutra, capace di dissociarsi completamente in acqua.

Ecco ciò che ci serve sapere: il sale da cucina, in acqua, si scompone completamente e rilascia ioni sodio (Na +) e cloruro (Cl -), in rapporto 1 : 1.

Queste particelle chimiche, cariche, non vagheranno libere nel solvente acquoso, ma saranno “circondate” da molecole d’acqua. Questo processo, per i più curiosi, si chiama “solvatazione”. E avviene ogni giorno sotto ai tuoi occhi quando lo adoperi.

Come ingrediente è molto versatile. Conferisce ai cibi il classico gusto “salato” ed esalta i sapori dei piatti. Chiunque si sia cimentato nella preparazione di torte lievitate, però, sa che una buona ricetta prevede l’aggiunta del famoso “pizzico di sale” per aiutare la lievitazione.

Quindi, non è solo un esaltatore di sapidità. Ha un ruolo importante nella conservazione degli alimenti: sottrae acqua libera dai cibi, prevenendo così la contaminazione microbica. In altre parole, aumenta la durata (shelf life) dell’alimento.

Oro bianco

Questa particolare caratteristica, se vogliamo, ha un grande valore storico. Nel corso dei secoli (prima della nascita del frigorifero!) era considerato una vera e propria moneta di scambio, tanto da essere chiamato “oro bianco”. Solo la classe agiata poteva permettersi il lusso di usarlo per conservare gli alimenti e insaporire le pietanze.

Ad oggi è ampiamente usato dall’industria alimentare, come ingrediente di prodotti in scatola. E alcuni prodotti tipici hanno mantenuto la lavorazione tradizionale “sotto sale” (capperi, lardo, baccalà).

Sale marino e salgemma

Il sale da cucina non manca mai nella dispensa. Puoi trovarlo sugli scaffali del supermercato a diversa granatura: grosso o fino. Ma si tratta sempre dello stesso composto, ovvero di cristalli di cloruro di sodio.

Quella che cambia però è l’origine. La modalità di estrazione del sale cambia il suo destino merceologico. Possiamo quindi distinguerlo in due grandi categorie a seconda del tipo di produzione.

Il sale marino

Viene estratto dall’acqua di mare, raccolta in particolari “vasche” dette appunto “saline” (naturali o artificiali). Può essere raccolto al termine dell’evaporazione (naturale, o indotta) dell’acqua salmastra contenuta nelle saline.

In Italia le principali zone di estrazione si trovano principalmente nel Sud e nelle Isole:

Mentre nel Nord del Paese si distingue la città di Cervia (Romagna) per le sue saline naturali da cui si estrae un particolare tipo di sale da cucina, il “sale dolce di Cervia”.

Per quanto riguarda l’evaporazione artificiale, è il produttore a decidere quando estrarlo. Ma se parliamo di saline naturali, invece, dobbiamo attenerci all’alternanza delle stagioni.

Solo dopo un’estate particolarmente calda, infatti, le saline si saranno completamente asciugate. E i “salinari” potranno raccogliere i cristalli bianchi di sale depositatisi sul fondo delle vasche.

Il salgemma

E’ estratto dalle miniere. Non dipende dall’attività del sole, ma richiede l’uso di macchinari specifici per lo scavo e l’estrazione. Il salgemma viene estratto in pezzi grossi, così come li offre la miniera.

Sarà poi necessario ridurli in dimensioni più pratiche per commerciarlo sotto forma di “sale da cucina”.

Il modo in cui si ricava non cambia il prodotto finito, che risulta comunque un solido cristallino. La raffinazione può cambiare però la sua colorazione. Quello raffinato sarà completamente incolore.

Mentre quello grezzo, non raffinato, potrà presentare delle “impurità”, ovvero tracce di altri sali minerali, che gli conferiranno una particolare colorazione. 

Tutti i tipi di sale

Non esiste un solo tipo di sale. Anche se molti conoscono e utilizzano esclusivamente quello comune, in commercio ci sono moltissime varianti, ognuna con le sue proprietà specifiche.

Si distinguono per modalità di estrazione (abbiamo già visto la differenza tra sale marino, estratto dalle saline, e salgemma, da miniera) e per il grado di raffinazione. Ma anche per colore, gusto e consistenza.

Vediamo, quindi, quali sono i principali tipi e le rispettive proprietà.

Sale comune da cucina

Con questa definizione si indica sia il sale marino, estratto dalle saline, che il salgemma, proveniente dalle miniere di sale. A fare la differenza per il consumatore è però la granatura. Distinguiamo perciò il sale comune da cucina in sale fino, o grosso.

Non è solo questione di dimensioni. Seppur la composizione chimica resti la stessa, in base a quanto sono grossi i cristalli di sale, questo assume una funzione diversa in cucina.

Sale grosso

E’ meno lavorato del sale fino. I cristalli sono più grossi e si sciolgono più lentamente. Risulta ottimo per salare l’acqua della pasta.

Sale fino

A grana più sottile, penetra più facilmente nella matrice dell’alimento. Puoi usarlo per tutte le preparazioni, anche per l’aggiunta negli impasti dei dolci lievitati.

E per salare l’acqua di cottura della pasta? Nulla ti vieta di usare quello fino, ma se lo usi a questo scopo ricorda di usarne meno (in proporzione “sala di più”).

Sale rosa

Quello rosa dell’Himalaya, è estratto da miniere, ovvero un salgemma. In realtà, il luogo di estrazione principale è la miniera Khewra, in Pakistan. L’attribuzione “dell’Himalaya” è puramente commerciale.

Mentre il termine “rosa” indica le sfumature dei suoi grani. La sua colorazione caratteristica indica la presenza di oligoelementi, in particolare ossido di ferro.

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sul sale rosa.

Sale iposodico

Il sale iposodico è un particolare tipo di sale che contiene meno sodio rispetto al comune sale da cucina. Per effettuare questa modifica i produttori sostituiscono parte del cloruro di sodio (NaCl) con cloruro di potassio (KCl).

Nel sale da cucina è il sodio a esercitare la funzione di esaltatore di sapidità. Ma questo tipo di sale, povero di sodio, non “sala” di meno del sale comune.

Quindi non è necessario eccedere nel dosaggio. Infatti, se decidi di usare il sale iposodico, ma ne usi di più perché “non sala abbastanza”, vanifichi il suo effetto iposodico.

Infatti, non è privo di sodio: ne contiene meno. Quanto? Nel sale iposodico sono contenuti 13-15 g/100 g di sodio contro i 40 g/100 g del sale comune.

Usare 3 cucchiaini di sale iposodico, quindi, equivale ad usarne uno solo di sale comune.

Scegliere un sale iposodico non significa poterne usare in abbondanza e senza limiti. Occorre comunque controllare il dosaggio se il tuo obiettivo è quello di ridurre il sodio nella dieta.

Ma il vantaggio è proprio questo: poter sostituire il sale comune con un’alternativa più sana e che non altera sapori e odori delle pietanze.

Un prodotto, però, che va scelto consapevolmente e con responsabilità. In tal senso, la migliore opzione è Novosal, ideale per il trattamento dietetico dell’ipertensione e per l’uso nei menù di tutti i giorni.

E’ perfetto per ridurre il consumo di sodio senza rinunce, sia a crudo che nella cottura di ogni tipologia di cibo.

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sul sale iposodico.

Tipologie di sale comuni

Ecco quali altri tipi puoi trovare sugli scaffali dei supermercati più riforniti.

Sale dolce di Cervia

Viene raccolto nelle saline di Cervia (RA) con i metodi tradizionali. I salinari aspettano la fine dell’estate per recuperare i cristalli di sale depositatisi sul fondo delle vasche.

Non farti ingannare dal nome. Sale dolce, non significa che proviene da acqua dolce. È un sale marino! Ma ha un sapore “dolce”, più delicato del sale comune, perché privo di cloruri (cloruro di sodio, di potassio, di magnesio, di calcio). Sono questi a conferire infatti il sapore amaro al sale comune.

Blu di Persia

Noto anche col nome di “sale di roccia persiano”, è un salgemma estratto da miniere di sale in Iran. Il colore blu gli viene attribuito dalla presenza di un particolare cloruro di potassio, la Silvinite.

Rosso delle Hawaii

E’ un sale marino di colore rosso proveniente dalle isole Hawaii. Queste terre sono note per la loro origine vulcanica, che arricchisce il suolo di minerali. A conferire al sale delle Hawaii la particolare colorazione rossa è proprio la presenza di ferro.

Nero di Cipro

E’ un sale marino proveniente dall’isola di Cipro, nel mezzo del Mar Mediterraneo. Il colore nero è dato dall’aggiunta di carbone vegetale attivo. È molto utilizzato in cucina perché il suo colore scuro dona ai piatti un tocco scenografico.

Sale di Maldon

Anch’esso è un sale marino, estratto dalle saline di Maldon, in Inghilterra. A distinguerlo dal sale da cucina comune è la forma dei cristalli di sale. Questi si riuniscono in fiocchi, grandi e croccanti. Proprio questa particolare conformazione aumenta la sua sapidità: permette quindi di poterne usare di meno.

Sale kosher

E’ un sale marino molto diffuso nella cucina “kosher”. Con questo termine si intende l’insieme di regole della religione ebraica. Un sale kosher è quindi un sale che gli ebrei possono consumare.

Non ha caratteristiche chimiche diverse dal sale comune, ma i suoi grani grandi e irregolari sono adatti ad assorbire liquidi, come l’acqua degli alimenti, o il sangue delle carni (carni kosher).

E’ la prima scelta per preparare carni kosher. Ma puoi usarlo per qualsiasi preparazione: pesce in crosta, carne ai ferri, focacce salate, o anche per salare la pasta. Ha però un costo maggiore del sale comune! 

Sali di Epsom

Noto col nome di “sale di Epsom” o “Epsomite”, dal nome della città inglese, è estratto da miniere. Nonostante si tratti di un sale a tutti gli effetti, non ha nulla a che vedere con il sale da cucina!

Infatti, non contiene sodio nella sua struttura chimica, né cloro. Quello Epsom è il sale di magnesio dell’acido solforico (H2SO4). Quindi, dal punto di vista molecolare è un sale!

I chimici lo chiamano “solfato di magnesio eptaidrato”, o MgSO4 7H2O. Ha molte proprietà, tra cui:

Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sui sali di Epsom.

Valori nutrizionali e calorie del sale da cucina

Come alimento, il sale da cucina, è privo di calorie. Il suo contributo è pari a 0 kcal/100 g di alimento. Ciò non significa però che sia privo di nutrienti. Non contiene grassi, o proteine, né zuccheri, ma è una buona fonte di sali minerali (micronutrienti).

Può essere rinominato dai chimici “cloruro di sodio”. Questo perché i cristalli sono costituiti per oltre il 90% da questo sale.

Un’indagine nutrizionale più approfondita potrà però mettere in risalto anche il contributo degli altri minerali, presenti in tracce nel cristallo. Ma che fanno sentire il loro peso su un “campione” da 100 g.

È difficile stabilire la composizione chimica in maniera universale. Perché la percentuale di micronutrienti nel cristallo dipende da molti fattori:

I minerali presenti nell’area geografica delle saline (per il sale marino), o nelle rocce delle miniere (per il salgemma), ma anche il processo di raffinazione, o l’eventuale aggiunta di iodio (nel sale iodato), possono quindi determinare cambiamenti nella composizione chimica di ciascun tipo.

Valori nutrizionali

Tenendo presente ciò, ecco quali nutrienti puoi trovare in 100 g di sale da cucina comune:

Dosaggio giornaliero raccomandato

Quando prepariamo la tavola siamo soliti mettere al centro i condimenti: olio, sale, pepe e aceto (balsamico, o meno). Portarlo in tavola fa parte della nostra tradizione: è segno di “italianità”. Tuttavia, è un’abitudine non molto salutare.

Averlo a disposizione mentre si mangia può portare ad aggiungerlo ai piatti, quando non c’è un reale bisogno. Infatti, rende tutto più buono e saporito: è un esaltatore di sapidità! Ma quanto dovremmo consumarne realmente?

Linee guide

Le linee guida dei LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana) hanno stabilito degli obiettivi nutrizionali per la prevenzione.

Nel contesto di un’alimentazione sana, suggeriscono di non superare i 5 g di sale al giorno!

Nello specifico, viene indicato di non superare 2 g di sodio al giorno. Questo minerale, contenuto in abbondanza nel sale da cucina, impone un limite nel consumo di tale alimento.

Ma i dati statistici della SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) riportano che il consumo medio di sale (pro-capite) per un italiano è pari a 10 g/giorno: il doppio del limite massimo consigliato.

Questo perché non lo assumiamo solo quando agitiamo la saliera sul piatto. Tale ingrediente è contenuto naturalmente in molti cibi (ad esempio, salumi e insaccati), o addizionato per aumentare la durata dei prodotti confezionati (dado da brodo, snack).

Da ciò possiamo fare una distinzione tra il “sale addizionale”, aggiunto manualmente (il pizzico di sale) e il “sale intrinseco”, già contenuto nell’alimento.

Le motivazioni che hanno portato i nutrizionisti a fissare un limite al consumo riguardano ovviamente la tutela della salute del consumatore.

Prima di addentrarci nel paragrafo delle controindicazioni, vediamo però qualche consiglio utile. A volte non sono necessari grossi sacrifici per mangiare in modo sano. Basta adottare delle buone regole comportamentali e il gioco è fatto!

Consigli per ridurre il consumo

Ecco qualche consiglio per ridurre il consumo senza rinunciare al gusto:

Il sale fa male? Possibili controindicazioni ed effetti collaterali

Di per sé non è un alimento nocivo (altrimenti, non ne sarebbe concessa la vendita). Tuttavia, un suo consumo eccessivo può risultare dannoso per la salute. Ci sono molti studi scientifici che attribuiscono delle connotazioni negative in questo senso.

Non a caso l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), nelle linee guida per la prevenzione, raccomanda di non superare i 5 g al giorno nel contesto di una dieta sana ed equilibrata.

Ma quali sono le possibili conseguenze di un eccesso di sale nella dieta?

Ipertensione arteriosa

Un consumo eccessivo di sodio può provocare l’aumento della pressione arteriosa. Con tutte le conseguenze che questa condizione comporta. L’ipertensione, infatti, è a sua volta causa di patologie cardiovascolari, come aterosclerosi, aritmie cardiache, o infarto del miocardio. Ma può coinvolgere anche la vascolarizzazione encefalica, con rischio di ictus cerebrale.

L’ipertensione non è un fattore da sottovalutare. Coinvolge i vasi sanguigni, che irrorano tutto il nostro organismo. Chi soffre di ipertensione, quindi, rischia di compromettere la funzionalità di molti organi interni, quali stomaco, reni ma anche la struttura ossea.

Tutto ciò è dovuto al quantitativo di sodio presente nel sale. Il sodio è infatti un importante regolatore dei processi osmotici che avvengono nel nostro organismo. Controlla cioè il livello d’idratazione degli organi, modula il senso della sete e, di conseguenza, il volume di sangue (volume ematico, o volemia).

Ipervolemia

Il sangue è costituito da acqua per una buona percentuale (circa 8%). A regolare la volemia contribuiscono in misura maggiore i reni, con il loro sistema di riassorbimento idrico. Qui gioca un ruolo fondamentale il sodio!

Se il volume di sangue aumenta (ipervolemia), di conseguenza, aumenterà la pressione arteriosa. Immagina di far scorrere in una cannuccia (i nostri vasi sanguigni), abituata a contenere il succo di una lattina (volume ematico normale), il contenuto di un secchio d’acqua (ipervolemia). Cosa succederebbe?

Il rischio dell’ipervolemia non è solo l’aumento di pressione arteriosa. La “spinta” può compromettere le pareti dei vasi, al punto da farli scoppiare. Si arriva quindi agli aneurismi, edemi, o emorragie.

Ritenzione idrica

Sempre dovuta al quantitativo di sodio e al ruolo che gioca nella regolazione osmotica. Il sodio in eccesso, infatti, non permette ai vasi linfatici di eseguire la loro funzione drenante nel modo corretto. La conseguenza non è solo di natura estetica. Gli inestetismi della cellulite nascondono infatti uno stato infiammatorio.

Osteoporosi

Il sodio stimola il rilascio di calcio dal tessuto osseo. Questo impoverisce il sistema scheletrico, sia le ossa corte, che le ossa lunghe, compresi i denti. E aumenta al contempo il rischio di fratture. Le ossa demineralizzate sono più fragili, mentre i denti diventano più soggetti allo sviluppo di carie.

Disturbi della vista

Si tratta in realtà di una conseguenza dell’ipertensione arteriosa. I nostri occhi sono altamente vascolarizzati. Questa fitta rete di capillari contiene sangue. Un aumento di pressione a questo livello (ipertensione oculare) può portare gravi scompensi alla vista, emicrania e cefalea.

Danno renale

Abbiamo accennato al ruolo del sodio nel riassorbimento idrico che avviene a livello renale. Un eccesso di sodio nella dieta inficia negativamente questa funzione, ma non è il solo problema che riguarda questi organi.

Un eccesso di sodio nella dieta, infatti, obbliga i reni a un sovraccarico di lavoro per cercare di eliminarlo. 

Quanto spiegato non si verifica con un eccesso di sale occasionale. Sono le abitudini alimentari scorrette, prolungate nel tempo, ad aumentare il rischio di insorgenza di queste condizioni.

Oltre alla dieta, però, gioca un ruolo fondamentale anche la familiarità (la genetica). Alcune persone sono più predisposte di altre a sviluppare ipertensione, o disfunzioni renali. Dovrebbero quindi essere le prime a limitare il quantitativo di sale.

Ma la regola vale per tutti! Per una corretta prevenzione delle patologie cardiovascolari occorre fare attenzione alle scelte alimentari e limitare l’uso del sale nella dieta.

Spezie ed erbe aromatiche, ad esempio, possono essere una valida alternativa per insaporire i tuoi piatti in modo più sano!

Chi non deve consumare il sale

Ci sono alcuni casi dove ridurre il consumo non è sufficiente. Sarebbe meglio eliminare del tutto il sale addizionale e scegliere cibi a basso contenuto di sale (e poveri di sodio). Parliamo di alcune condizioni patologiche. 

Chi soffre di ipertensione, o manifesta i segni dell’osteoporosi, dovrebbe evitare il più possibile il consumo. Il divieto si estende non solo alle persone già ipertese, o con ossa deboli, ma anche a chi presenta una forte predisposizione. E cioè a chi, purtroppo, ha familiarità genetica per queste patologie.

Per chi non si interessa della problematica, le conseguenze possono essere spiacevoli. Un peggioramento della condizione, o la sua insorgenza, qualora la patologia non si fosse ancora presentata.

Continuando ad abusare di sale, infatti, un iperteso potrebbe sviluppare insufficienza renale, osteoporosi, problemi circolatori e sindrome metabolica. Mentre un individuo “sano” con genitori ipertesi, potrebbe trovarsi presto nella condizione dei suoi famigliari.

Anche in situazioni correlate ai problemi cardiovascolari, come l’obesità, il soggetto ha una probabilità maggiore di sviluppare ipertensione. Dovrà quindi limitare il più possibile l’uso di sale da cucina.

Queste sono considerazioni generali, che non tengono conto di eventuali terapie farmacologiche in essere. Alcuni medicinali, infatti, interferiscono col ruolo del sodio, col riassorbimento idrico e le funzioni renali. Bisogna perciò tenere sempre presente il parere del proprio medico di base prima di apportare modifiche alla propria dieta.

Il sodio nei cibi

Una dieta sana e bilanciata tiene conto anche del quantitativo di sale. Nonostante sia un alimento importante per molte funzioni biologiche, occorre farne un uso contenuto. Quanto sale possiamo consumare al giorno?

Abbiamo visto che l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) raccomanda di non superare i 5 g al giorno. Ma cosa significa in pratica?

Questi 5 g (un cucchiaio) corrispondono a circa 2 g di sodio. In molti superano questo valore, o non considerano la quota di sale naturalmente presente negli alimenti. Per fare un esempio pratico, con un piatto di pasta siamo già oltre la soglia consentita!

Sono moltissimi, infatti, gli alimenti ricchi di sale che consumiamo ogni giorno. Senza nemmeno rendercene contro, superiamo con facilità il valore consigliato dall’OMS per la prevenzione cardiovascolare.

Lista dei cibi ricchi di sodio

Conoscere quali sono gli alimenti più ricchi di sodio può essere utile per una scelta alimentare consapevole. Ecco quali sono i cibi più ricchi da cui dovresti stare alla larga:

Ecco 3 semplici regole da seguire per prevenire l’ipertensione arteriosa e tutte le complicazioni di un eccesso di sale nella dieta:

  1. Scegli alimenti a basso contenuto di sodio. Leggi attentamente le etichette nutrizionali dei prodotti che acquisti e assicurati che abbiano un contenuto di sale inferiore a 1 g/100 g. Evita salumi, insaccati, snack, cibi in scatola, o confezionati.
  1. Limita il consumo di sale addizionale. Usa prevalentemente il sale da cucina povero di sodio (iposodico). Non portare la saliera a tavola; in questo modo non si avrà la tentazione di aggiungere più sale del bisogno.
  1. No alle salse. Insaporisci i tuoi piatti con spezie ed erbe aromatiche. Oppure usa succo di limone, aceto e altri condimenti più salutari.

Benefici e proprietà

Non è un alimento da ostracizzare. E’ anzi essenziale per molte funzioni biologiche, quindi non occorre eliminarlo del tutto. Sarà sufficiente imparare a dosarlo per poter giovare dei suoi benefici, senza però rischiare di andare incontro agli effetti indesiderati dovuti a un suo eccesso.

I benefici, in realtà, sono tutti attribuibili al suo contenuto di sodio. Ebbene sì! Questo minerale è responsabile sia dei “pro” che dei “contro” riguardo al consumo di sale. Come spiegato, solo un giusto bilanciamento nella dieta può permetterti di godere dei vantaggi e stare alla larga dagli svantaggi.

Vediamo quali sono le proprietà utili.

Previene crampi e dolori muscolari

Quando svolgiamo le nostre attività quotidiane consumiamo sali minerali. Normalmente si perdono tra i 100 e i 600 mg di sodio al giorno, a seconda del livello di esercizio. E queste quantità devono essere reintrodotte con la dieta. E’ un ottimo alimento per reintegrare il sodio.

Regola l’equilibrio idrosalino

Perché le funzioni biologiche possano avvenire nel modo corretto, la concentrazione di sodio nel sangue (sodiemia), infatti, deve mantenersi tra 135-140 mEq/l. Proprio per il ruolo che questo elemento ha nell’organismo come regolatore dell’equilibrio osmotico.

Migliora le funzioni intestinali

Forse ti sembrerà strano, ma facilita l’assorbimento di alcuni nutrienti. Questo perché crea un gradiente elettrochimico nell’ambiente intestinale che favorisce l’ingresso dei nutrienti negli enterociti (cellule della mucosa intestinale).

Oltre a ciò, è implicato nella formazione dei succhi gastrici (acidi, acqua, sali ed enzimi digestivi). Migliora quindi la digestione e la stipsi in modo attivo.

Ma i benefici a livello del sistema digerente non finiscono qui. Ha, inoltre, un’importante azione carminativa: ossia migliora l’espulsione di gas dall’intestino.

Dona sapidità ai piatti

A nessuno piacciono i piatti insipidi, privi di “carattere”. Il sale è un forte esaltatore di sapidità. Se aggiunto a fine cottura, aiuta i cibi a tirare fuori tutte le loro note di sapore.

È utile per conservare gli alimenti

Ha un forte potere microbicida. Fatta eccezione per quei batteri in grado di vivere ad alte concentrazioni saline (batteri alofili), questo alimento agisce da inibitore di crescita. In altre parole, ad alte concentrazioni, il sale impedisce a questi microrganismi di riprodursi e quindi di fare andare a male il nostro cibo.

Ecco perché è molto utilizzato nell’industria alimentare, per conservare gli alimenti e aumentarne la shelf life.

Usi

Il sale marino, o il salgemma, hanno proprietà cosmetiche e terapeutiche di grande rilevanza. Vediamo di seguito quali sono i principali campi d’impiego del sale da cucina!

Usi in cucina

Questo uso non ti sarà sconosciuto. Quante volte avrai aperto il barattolo per prendere uno o due pizzichi da aggiungere all’acqua di cottura della pasta. Abbiamo già visto come sia un alimento davvero versatile.

Fornisce croccantezza alle focacce salate, ma rende morbidi gli impasti lievitati dei dolci. Migliora il sapore di quei cibi con poco carattere e, al contempo, ha un ruolo come antimicrobico nelle conserve.

Scopriamo però qualche consiglio d’uso del sale da cucina che può esserti utile:

Uso medico

Fin dai tempi antichi, è stato visto come un elemento a fini curativi. Impacchi di sale potevano alleviare i dolori muscolari, ridurre il gonfiore alle caviglie, o offrire benefici al sistema respiratorio.

Ecco qualche esempio di uso medico:

Uso cosmetico

La sua principale qualità ampiamente sfruttata in ambito cosmetico è la capacità di assorbire l’acqua di ristagno dai tessuti.

“Bagni di sale” vengono usati nei trattamenti di bellezza per contrastare gonfiori e ritenzione idrica. Mentre gli impacchi possono donare lucentezza e morbidezza alla pelle. In più, i grani possono avere un effetto “scrub”.

Ecco qualche trattamento che puoi provare anche a casa.

Bagni di sale

Aggiungi 1 kg di sale da cucina (meglio se integrale) nella tua vasca da bagno. Ti aiuterà a drenare i liquidi in eccesso e migliorare la circolazione.

Scrub viso e corpo

Mescola in una bacinella un po’ di sale fino da cucina con dell’olio extravergine, o del latte intero. Massaggia il composto ottenuto sulla pelle e risciacqua. L’effetto abrasivo dei cristalli porterà via tutte le impurità della pelle, lasciandola liscia al tatto.

Impacchi di sale

Sono ottimi rimedi per intiepidire i muscoli contratti, ma aiutano anche contro la ritenzione idrica. Per gli impacchi ti serviranno: acqua calda, un panno e sale grosso.

Immergi il panno nella bacinella di acqua calda e rovesciaci dentro i granelli. Applica il panno nella zona di tuo interesse e lascialo agire.

Fonti
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