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Muay thai: cos’è, storia e filosofia, allenamento, regole, benefici e controindicazioni

Muay thai: cos'è, regolamento, storia, benefici

La Muay thai, nota in Occidente anche come thai boxe o boxe thailandese, è un’arte marziale evolutasi negli anni in un moderno sport da combattimento. Un tempo praticata solo in Thailandia esclusivamente dai guerrieri e poi da combattenti professionisti è oggi popolare in tutto il mondo.

Viene praticata da uomini e donne sin dall’adolescenza e prevede incontri professionistici ed amatoriali, mentre altri la praticano solo per mantenersi in forma. Vi è, infine, una fascia di persone che si limitano a seguirne i combattimenti in TV o in streaming.

I match si disputano su un ring e con dei guantoni tipo pugilato, il che può far confondere la muay thai con la Kickboxing. Però, a differenza di quest’ultima, la muay thai utilizza un maggior numero di tecniche, in particolare i colpi con le ginocchia ed i gomiti.

Muay thai: cos’è

Come si intuisce dal nome, la muay thai, nota in Occidente anche come thai boxe o boxe thailandese, è appunto un’arte marziale sport da combattimento tradizionale nata nell’antico regno del Siam ovvero l’attuale Thailandia.

Utilizza una vasta gamma di tecniche, tutti colpi, eseguite con gambe e braccia. Questa disciplina è, infatti, nota anche come “l’arte delle otto armi” o “la scienza degli otto arti” perché consente di utilizzare pugni, calci, gomitate e ginocchiate, quindi otto parti del corpo.

La muay thai originale divenne popolare nel XVI secolo in patria, ma si diffuse internazionalmente solo nel ‘900, dopo alcune modifiche regolamentari e quando diversi pugili thailandesi si confrontarono con successo con i rappresentanti di varie arti marziali.

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Muay thai: storia e origine

La muay thai ha origine nell’antico Regno del Siam (l’attuale Thailandia) e, come per il resto delle altre arti marziali, le sue origini si perdono nel più remoto e misterioso passato fatto di guerre e razzie.

L’invasione con cui i birmani posero fine al Regno di Ayutthaya radendo al suolo la capitale omonima (7 aprile 1767) provocò la distruzione di gran parte degli archivi storici e culturali di quel popolo. Le notizie sull’antico Siam si basano quindi sui pochi scritti salvati dalla distruzione e sulle cronache dei regni confinanti, e non si possono perciò considerare pienamente attendibili. 

Sulla controversa storia del popolo thai e la misteriosa nascita della muay thai esistono due teorie.

La prima afferma che tutto abbia avuto origine attorno al I secolo DC dalla tribù degli Ao-Lai che intorno all’anno 200 AC erano migrati dal nord dell’India fino alla valle del Mekong per poi raggiungere quello che sarebbe diventato il Regno del Siam (la Thailandia di oggi).

In quell’epoca, a scopi difensivi, gli Ao-Lai crearono uno stile di lotta che prevedeva l’uso delle armi e il combattimento corpo a corpo chiamato Krabi Krabong. Intorno al 1700 i due differenti stili di combattimento si scissero e divennero:

Krabi Krabong, la disciplina che prevedeva l’uso delle armi:

Muay thai, lo stile di combattimento corpo a corpo che prevedeva l’uso di:

Pahuyuth

Durante l’era Ayutthaya (1377 – 1767) la muay thai era chiamata Pahuyuth.

In quell’epoca divenne fondamentale nelle innumerevoli guerre contro i popoli dei regni vicini, diventando anche un elemento importantissimo per elevare la propria posizione sociale.

Era, infatti, praticata soprattutto alla corte reale. Gli stessi re, affascinati e rapiti dalla bellezza della Pahuyuth, la praticarono. Da qui il soprannome di “arte dei re”.

I più leggendari di questi sovrani furono Naresuan (1590 – 1605, durante il cui regno il popolo siamese fu soprannominato “il popolo delle otto braccia”) e Sanpeth VIII (1703 – 1709).

Quest’ultimo fu conosciuto in seguito come Phra Buddha Chao Sua (in italiano il Re Tigre) per la ferocia in combattimento.

In questo periodo particolare possiamo assistere ad una prima fase importante della trasformazione della Pahayuth verso la muay thai sportiva contemporanea.

Dhee Muay 

Prima di allora, infatti, era utilizzata solo in guerra e come sistema di difesa personale.

La nuova versione agonistica prese il nome di Dhee Muay o Dhoi Muay. I contendenti si affrontavano davanti ad un pubblico in occasione di celebrazioni religiose o di festività ed i combattimenti si svolgevano all’interno delle corti o delle piazze.

Questi incontri non avevano limiti di tempo, non avevano categorie di peso e i contendenti si affrontavano senza protezioni. Gli incontri finivano per:

Molto spesso poi i lottatori erano costretti ad affrontare più incontri nella stessa giornata. I sovrani rimasero talmente ammaliati dalla Pahuyuth che crearono un particolare reparto militare che sviluppò il muay Luang, una forma di Pahuyuth molto tecnica e sofisticata, per la protezione della famiglia reale.

Col proliferare degli incontri fu introdotto, per esigenze di sicurezza, l’uso di protezioni per avambracci e mani fatte di corda di canapa che, oltre a proteggere le nocche dell’atleta, servivano ad aumentare l’incidenza dei colpi.

L’efficacia delle tecniche veniva aumentata ulteriormente bagnandole prima degli incontri così che, asciugandosi, s’indurivano maggiormente.

Si narra che, solo in alcune circostanze e con il consenso dei combattenti, le corde venissero immerse nella resina per poi cospargerle di materiale abrasivo come frammenti di vetro o di pietra.

La muay thai moderna

Nell’era Rattanakosin (1868 – 1925) la Pahayuth prese il nome di Mae Mai Muay Thai o Mai Muay Thai e durante questo periodo ebbe la sua consacrazione.

Fu introdotta nelle scuole come materia di studio e vi rimase fino al 1921. In quegli anni, tutti volevano praticare la Mae Mai Muay Thai, ogni paese organizzava celebrazioni e feste durante le quali vi erano esibizioni di Mai Muay Thai.

In questo periodo furono costruite le prime arene permanenti per i combattimenti ma solo dopo il 1925 si sviluppò la necessità di avere delle regole ben precise.

Invece, bisogna arrivare al 1945 per vedere introdotte:

Gli incontri si spostarono sui ring e si abbandonarono le strade e le piazze.

Dopo le arene furono costruiti gli stadi, fra i più importanti ci sono i due di Bangkok:

La Mae Mai Muay Thai prese definitivamente il nome di muay thai negli anni ’30, ma solo dagli anni ‘70 iniziò a diffondersi nel mondo occidentale.

La diffusione mondiale

In Europa, la muay thai arrivò prima in Olanda ed in Francia, mentre in Italia divenne nota solo da inizio anni ’90 in poi.

Francesi e olandesi, seguiti da italiani ed in parte inglesi, sono oggi i migliori praticanti in Europa Occidentale mentre all’Est è fortissima la scuola delle nazioni ex sovietiche, in primis Ucraina e Bielorussia.

La muay thai è poi diventata uno sport popolare anche in Giappone, USA e Brasile ed è oggi praticata praticamente in ogni stato del Mondo.

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Muay thai: tradizioni


Se in Occidente per molti la muay thai oggi è solo uno sport da combattimento, nella sua terra natale, ma anche in alcune organizzazioni all’estero, questa disciplina ha mantenuto un forte legame con le tradizioni e la religiosità del popolo thailandese.

Da questo punto di vista, può essere considerata una disciplina che unisce la pratica agonistica dello sport moderno con i rituali delle arti marziali tradizionali.

Ciò è particolarmente evidente anche ad occhi profani quando si assiste ad un combattimento in stile tradizionale perché prima di esso vengono eseguiti diversi rituali.

Gli amuleti


Per prima cosa, gli atleti fanno il loro ingresso sul ring indossando spesso collane tradizionali di fiori ma soprattutto non mancano mai i Pirod ed il Mongkon.

Pirod

E’ un bracciale di stoffa, di corda intrecciata o di qualsiasi altro tessuto, fatto dal proprio maestro e portato all’altezza del bicipite (su una o entrambe le braccia).

Tradizionalmente al suo interno possono trovarsi simboli e/o piccoli oggetti venerati dall’atleta, il suo significato e il suo contenuto lo conoscono solo lui ed il suo maestro.

Mongkon


Il Mongkon è invece una sorta di “coroncina” che viene applicata all’atleta dal suo maestro e solo da lui rimossa prima dell’inizio del match dopo aver recitato una formula propiziatoria.

Questo rituale prende il nome di Pitee Tod Mongkon. Il significato di questo amuleto è molto particolare e molto importante, perché rappresenta il maestro, gli insegnamenti ricevuti e tutti i confratelli della propria scuola.

Kuen Suu Weitee

Il Kuen Suu Weitee è invece l’entrata nel ring. L’atleta, tradizionalmente, recita delle formule propiziatorie, compie un saluto al quadrato e poi vi entra passando sempre e solo sopra le corde e mai tra di esse come nella boxe.

Ram Muay


E’ la danza rituale eseguita una volta saliti sul ring.

È fatta di movimenti lenti e simbolici accompagnati da una musica tradizionale che prende il nome di Dontree Muay. Un tempo era eseguita dal vivo ed accompagna anche tutto lo svolgimento dell’incontro ma con un ritmo molto più veloce rispetto alla lenta danza iniziale.

La Ram Muay, tradizionalmente, serve per ottenere il favore degli spiriti benigni e per scacciare gli spiriti maligni dal terreno dello scontro.

I movimenti che la caratterizzano possono variare o essere completamente diversi a seconda della scuola di appartenenza. Questo rituale un tempo aveva una valenza non solo religiosa ma anche pratica. Nelle sue movenze è, infatti, facile riconoscere delle tecniche di stretching.

La danza si chiude con l’atleta che si inginocchia al centro del ring con le mani unite come in preghiera ed esegue 3 inchini rivolto verso il suo maestro.

Si tratta di un omaggio nell’ordine a:

È bene sottolineare che nessuna di queste pratiche è obbligatoria, tanto meno lo è sposare nuove religioni o stili di vita.

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Le regole della Muay thai

In Thailandia, la muay thai è praticata quasi esclusivamente a livello professionistico. Solo negli ultimi anni, con l’arrivo di praticanti stranieri, sono nati dei tornei dilettantistici.

Il regolamento professionisti

Nei match pro c’è la possibilità di colpire con calci pugni, ginocchiate e gomitate, le “8 armi” di cui vi abbiamo parlato in precedenza.

I pugni sono gli stessi della boxe (diretto, gancio e montante) con in aggiunta il pugno tirato saltando e quello in rotazione del corpo a 360 gradi che arriva col dorso del guantone. È permesso però colpire con tutto il braccio ed in particolare con colpi di gomito.

Si possono poi tirare ginocchiate e calci su tutto il corpo ad eccezione di:

Due “marchi di fabbrica” della muay thai sono i calci alle gambe sferrati impattando con le tibie anziché coi piedi come accade in gran parte delle arti marziali ed il cosiddetto “clinch”.

I colpi con le tibie sono estremamente potenti data la durezza di queste ossa e per questo sono stati acquisiti anche dai praticanti di MMA e di alcune versioni della Kickboxing.

Il “clinch” (in inglese “stringere con le braccia”) è invece la fase di combattimento corpo a corpo. In questo frangente i due combattenti paiono stringersi come in un abbraccio e si sferrano colpi soprattutto con le ginocchia. È una particolarità della muay thai perché nella boxe e nella Kickboxing combattere stringendo l’avversario è vietato.

È infine possibile bloccare i calci trattenendo la gamba dell’avversario mentre lo si colpisce e “spazzare” il suo piede d’appoggio per farlo cadere. Sono invece vietate le proiezioni e le leve articolari.

Invece, a livello internazionale, la muay thai è ampiamente praticata anche a livello dilettantistico ed amatoriale tanto da uomini quanto da donne.

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Muay thai: regolamento e attrezzature

Analogamente alla boxe e agli altri sport da ring gli atleti di muay thai combattono suddivisi per:

Le classi di merito in particolare sono fondamentali per determinare il regolamento da applicare ad un incontro. La versione internazionalmente nota come “full rules” (traducibile come “regolamento completo”) è quella identica ai match che si disputano in Thailandia.

All’estero, in passato, questo regolamento era utilizzato di rado. Anche a livello professionistico, infatti, si combatteva quasi sempre senza usare i gomiti.

Invece, negli ultimi 10 anni circa, questa versione è cresciuta per popolarità e diffusione anche in Occidente tanto che questi tipi di match ormai non rappresentano più una eccezione.

A livello dilettantistico invece sono di solito vietate le ginocchiate alla testa e le gomitate. Negli ultimi anni si sta però diffondendo anche una versione dilettantistica delle “full rules”.

In essa sono autorizzate le gomitate ma indossando delle gomitiere imbottite ed un corpetto per proteggere il tronco dalle ginocchiate.

Le protezioni

Parlando di professionisti, sono previsti:

Invece, a livello dilettantistico è obbligatorio usare un caschetto come nel pugilato dilettantistico e protezioni imbottite per tibie e piedi. In alcune gare si impiega anche un corpetto imbottito per proteggere il tronco.

Nei match dilettantistici che consentono le gomitate devono essere indossate delle gomitiere imbottite.

Infine, come in altri sport da combattimento, in Occidente esiste la versione Light ovvero col divieto di mettere KO l’avversario. Gli atleti in questo caso vestono le protezioni dei dilettanti ma sono sempre vietate le gomitate e le ginocchiate alla testa.

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Combattimenti

L’area di gara è un ring come nella boxe o (ma sempre meno di frequente) per le gare Light un tatami tipo karaté.

Maschi e femmine possono combattere nella muay thai Light dai 12 anni, e dai 16, con assenso scritto dei genitori, nella versione a contatto pieno dilettanti. È, invece, richiesto essere maggiorenni per combattere da professionista.

I match durano 3 round da 2 minuti ciascuno nel Light e tra i dilettanti mentre per i professionisti la durata sale a 3 minuti per ogni ripresa.

In Thailandia i combattimenti sono sempre di 5 round (da 3 minuti) mentre in Occidente sempre più spesso ci si ferma a 3 riprese a meno che ci siano titoli in palio. L’intervallo tra un round e l’altro è sempre di un minuto.

Gradi nella muay thai

Tradizionalmente non è mai esistita una classificazione per gradi dei praticanti di muay thai perché era praticata solo in Thailandia e solo da professionisti.

Essa è stata introdotta solo in tempi recenti e su influsso Occidentale, principalmente come riconoscimento per i progressi tecnici dei praticanti amatoriali.

Non è, infatti, utilizzata nelle competizioni. Questi gradi sono denominati Kan e ne esistono 10 per gli allievi e 5 per gli insegnanti.

Per distinguere i vari Kan fra loro sono stati introdotti dei Pirod di diverse colorazioni.

Si ottengono tutti superando un apposito esame pratico (anche teorico per gli insegnanti) ad eccezione del XIV (Maestro) e del XV (Gran Maestro) che si ottengono solo per anzianità.  

Norme sanitarie

Essendo uno sport da combattimento a contatto pieno, ovvero con possibile Ko per gli atleti, la muay thai applica rigide norme sanitarie per la tutela dei praticanti.

Il certificato agonistico, di qualunque tipo, deve sempre essere esibito dall’atleta prima di ogni combattimento al medico di gara che è, per legge, presente insieme ad una ambulanza durante tutta la durata dell’evento.

Gli atleti sono anche visitati prima del match per accertare che in quel momento non abbiano momentanei disturbi che non ne consentano il combattimento.

Come in tutti gli sport da combattimento il medico di gara può stoppare un match in qualunque momento se ritiene in pericolo l’incolumità di un atleta.

I combattenti vengono visitati anche dopo l’incontro per verificare che non abbiano subito traumi.

In caso di KO gli atleti devono ripetere l’esame elettroencefalografico e, fino a nulla osta del medico sportivo, non possono svolgere nessuna attività a contatto, nemmeno in palestra.

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Muay thai: allenamento  

Ovviamente gli atleti che combattono da professionista si allenano 6 giorni a settimana, spesso con 2 sessioni al giorno. Tra i dilettanti invece la situazione è diversa. Gli amatori in media sostengono 2 allenamenti a settimana di circa 1 ora e mezza/due ore.

Chi, invece, combatte da dilettante e spesso anche chi gareggia nel Light tendenzialmente si allena 3 o 4 volte a settimana, per due ore circa che a volte possono salire a 3.

Ovviamente più è alto il livello al quale si compete più saranno frequenti ed impegnativi gli allenamenti.

Esempio di una seduta di allenamento

Di base una seduta d’allenamento è simile a quella degli altri sport da combattimento ma con alcune specificità ed è tipicamente così articolata:

Riscaldamento iniziale

Corsa leggera e mobilità articolare.

Preparazione atletica

Negli ultimi anni anche negli sport da ring si sono diffuse le metodologie dell’allenamento funzionale ovvero esercizi a corpo libero o con l’utilizzo di attrezzi e pesi ma, anche in quest’ultimo caso, sempre in modo dinamico per sviluppare sia la resistenza aerobica sia quella muscolare.

Lavori più specifici con i pesi vengono svolti per aumentare la potenza dei colpi ma sempre cercando di non aumentare la massa muscolare perché questo comporterebbe il passaggio ad una categoria di peso superiore.

Allo stesso scopo si utilizza molto il metodo delle “ripetute” ovvero riprese ai sacchi (della stessa durata di un round di combattimento) durante le quali si esegue ad alta intensità sempre la stessa tecnica (ad esempio un tipo di calcio o di pugno).

La tecnica eseguita può variare ad ogni round o anche più volte nello stesso round. Ciò serve a sviluppare in parallelo potenza e resistenza.

Va diminuendo invece il ricorso a sessioni di corsa, tipicamente di 5 chilometri, in quanto si è constatato che per migliorare la resistenza aerobica è meglio lavorare con le “ripetute” o l’allenamento funzionale in palestra.

Stretching

Soprattutto per aumentare la flessibilità delle gambe e tirare meglio i calci.

Tecnica

Studio delle singole tecniche e successiva loro esecuzione coi compagni dall’allenamento o al sacco.

A questo si affiancano le “passate” ovvero l’esecuzione di combinazioni in coppia col maestro che impugna i “pao” (colpitori in Italiano), appositi cuscini imbottiti dotati di maniglie.

Questo permette all’atleta di portare i colpi a piena potenza come se fosse in combattimento.

Condizionamento

È un termine usato per denominare gli esercizi che servono ad abituare il combattente ad incassare i colpi. In pratica vengono sferrate delle sequenze di colpi, con braccia o gambe, contro il tronco o le gambe del compagno.

Le prime volte sono colpi molto leggeri, col passare dei mesi però l’intensità sale un poco alla volta.

Nel tempo gli atleti sviluppano così una soglia di tolleranza del dolore particolarmente elevata.

Analogo è invece il condizionamento osseo. In questo caso si tratta di intense sedute di calci con le tibie per rinforzarle e desensibilizzarsi al dolore che altrimenti si proverebbe al momento dell’impatto dei calci.

In certi film d’azione del passato si mostravano scene simili con attori che calciavano spigoli di pareti o addirittura colonne di cemento.

Si tratta di pura finzione cinematografica, nemmeno il più forte campione thailandese è in grado di colpire a piena potenza lo spigolo di un muro senza subire danni.

Nella realtà questo risultato si ottiene semplicemente continuando a tirare calci contro i sacchi e i pao che, essendo entrambi imbottiti, non provocano lesioni.

Sparring

E’ una sorta di simulazione di combattimento tra compagni di palestra.

Viene normalmente eseguito senza portare i colpi a piena potenza e con caschi e protezioni per le gambe.

Solo chi combatte a contatto pieno esegue periodicamente delle sessioni di sparring “pesante” ovvero affondando i colpi.

Questa pratica non deve però essere troppo frequente per non minare il fisico degli atleti.

Defaticamento finale

Va aggiunto infine che, nelle palestre con un approccio più tradizionale, gli allenamenti a volte sono preceduti e si concludono con cerimonie di saluto al maestro e con omaggi alle immagini dei campioni e maestri del passato.  

Donne e muay thai

Un tempo questa disciplina era praticata esclusivamente da uomini.

Con la sua diffusione in Occidente hanno però cominciato a cimentarsi nell’arte siamese anche le donne ed, anzi, oggi sono una parte consistente dei praticanti di questo sport.

La diffusione della muay thai femminile è stata tale che anche in Thailandia ring e palestre si sono aperte alle donne.

Alcune campionesse hanno fatto la storia di questo sport andando a vincere prestigiosi titoli in Thailandia e in alcuni casi si sono poi distinte anche in altri ambiti o passando alle MMA.

È il caso ad esempio dell’americana Gina Carano, campionessa prima di thai boxe poi di MMA, in seguito modella ed attrice (tra gli altri in Fast and Furious 6 e The Mandalorian).

Altri nomi da citare sono sicuramente:

Le italiane che, invece, hanno raccolto grandi risultati in Thailandia combattendo con le migliori sono state Sindy Huyer e Miriam Sabot.

Inoltre, molte VIP hanno scelto la muay thai per stare in forma e scaricare lo stress, ad esempio le attrici Lucy Liu, Priyanka Chopra e Milla Jovovich o Katalin Zamiar, personalità del fitness in America.

In Italia vanno invece ricordati i nomi di:

Muay thai: benefici

I praticanti di muay thai hanno in genere pochissima massa grassa ma allo stesso tempo, a differenza di altri sport che producono effetti simili come la corsa, permettono di dare molto tono alla muscolatura senza nemmeno arrivare all’ipertrofia.

Ciò è legato al fatto che il praticante deve avere grande resistenza aerobica ma allo stesso tempo velocità e potenza nei colpi.

Una massa muscolare troppo sviluppata renderebbe invece più lenti nel combattimento. Moltissimo lavoro è infine dedicato all’allenamento di gambe ed addominali, rispettivamente per sferrare i colpi e poterli incassare senza danni. Inoltre, migliora riflessi e coordinazione, che sono indispensabili nel combattimento.

Come si può immaginare è anche ottima per sfogare stress e rabbia e come metodo di difesa personale.

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Controindicazioni

La muay thai a livello non agonistico in Italia può essere praticata già da bambini. L’agonismo invece può iniziare a 12 anni per il Light e a 16, con autorizzazione dei genitori, per il contatto pieno.

Le controindicazioni sono le stesse che valgono per tutte le arti marziali. La muay thai non può essere praticata, nemmeno a livello amatoriale, da:

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