Sommario
Il Kung Fu è un’arte marziale cinese che ha origini molto antiche ed in Cina rappresenta la prima disciplina sportiva per eccellenza, coinvolgendo – grazie ai numerosi e variegati stili – sia un pubblico di giovanissimi che di praticanti più adulti.
Per fare chiarezza e far comprendere al meglio il valore di questa disciplina, basti pensare che storicamente la maggior parte delle arti marziali discendono proprio dal Kung Fu, termine utilizzato in Occidente per racchiudere tutte le arti marziali cinesi.
Ed è proprio dal termine che si parte per spiegare la sua essenza, Kung Fu viene da Gong Fu (scritto in Pynin) e significa “Duro Lavoro” o ancora “Lavoro/pratica svolta con grande abilità” per sottolineare l’impegno che comporta. In realtà, il termine più corretto dal punto di vista linguistico per identificare l’arte marziale cinese è Wushu che in cinese significa “Arte della Guerra”.
Oggi, con l’evoluzione della disciplina nella sua forma più sportiva è frequente sentire parlare di Wushu, facendo riferimento alla versione del Kung Fu più “sportivo”, connotata da movimenti ginnici e atletici. Motivo per cui i Maestri parlano di “Kung Fu tradizionale” e “Kung Fu moderno”.
Kung fu: che cos’è
Il Kung Fu è l’insieme delle arti marziali di origine cinese, cioè una disciplina che coniuga l’arte, quindi la bellezza del movimento, con la marzialità, quindi lo studio e le strategie del combattimento sia a mani nude che con le armi. Questa è anche la differenziante rispetto ai cosiddetti “sport da combattimento” il cui unico obiettivo è quello appunto di studiare l’efficacia del combattimento.
Possiamo dire che il grande successo di questo termine in Occidente sia dovuto all’enorme impatto che hanno avuto i film di Hong Kong e da qui l’espressione “Cinema Gong Fu” che lo fece conoscere.
Sicuramente Bruce Lee ne fu grande responsabile, grazie alla sua versatilità e agilità di movimento.
Prima di questa grande scoperta occidentale erano pochi coloro che potevano accedere alle conoscenze del Kung Fu, visto che la conoscenza veniva trasmessa solo da un Maestro. Infatti, il Maestro era la principale fonte di conoscenza, colui che poteva darti il suo sapere e che diventava come un padre, da qui l’espressone di Shifu che significa “padre Maestro”.
Questa breve premessa è utile per far percepire con poche parole il profondo valore del Kung Fu e della sua lunga storia, fatta di preziosi insegnamenti, ricchezza culturale e grandi Maestri seguiti da migliaia di praticanti nel mondo.
Benefici del Kung fu
Prima di addentrarci nella lunga storia del Kung Fu di cui toccherò alcuni dei punti più salienti, vediamo insieme quali sono i benefici del Kung Fu e di conseguenza anche i motivi per cui ogni anno tanti praticanti si avvicinano ad un corso.
Farò una stima totale dei principali benefici specificando che esistono ufficialmente centinaia di stili di Kung Fu e che ognuno ha dei suoi particolari effetti positivi sul praticante. Per scrivere questa lista, mi sono basato soprattutto sulle testimonianze delle centinaia di allievi che ho incontrato durante la mia carriera marziale, in corsi e seminari.
Benefici fisici
- Migliora la coordinazione fisica
- rafforza l’apparato muscolare
- potenzia la resistenza fisica ad uno sforzo
(tipico nei movimenti anaerobici)
- sviluppa la naturale capacità difensiva del corpo in situazioni di pericolo e quindi i riflessi istintivi dell’uomo
- migliora la postura della colonna vertebrale.
Benefici mentali/spirituali
- Rafforza il carattere, la fiducia in sé stessi e il coraggio nell’intraprendere azioni nella vita di ogni giorno;
- alleggerisce il carico dello stress: nel caso di stili più dinamici come lo Shaolin si ha modo di scaricare fisicamente la tensione, mentre con il Tai Chi di rallentare e prendersi del tempo da dedicare solo a sé stessi con pratiche come la meditazione cinese e le forme del Tai Chi;
- permette di ottenere maggiore focus nelle attività quotidiane, sono infatti molti gli studenti che mi hanno confermato di avere ottenuto ottimi risultati nello studio;
- migliora la concentrazione mentale grazie alla ripetizione e alla memorizzazione delle tecniche, sviluppando il controllo su di sé;
- potenzia la capacità mnemonica (soprattutto negli stili in cui sono presenti diverse forme, allenando così la memoria a ricordare molti movimenti concatenati).
E per i bambini?
Il Kung Fu è un’ottima disciplina per i più piccoli, ecco perché il mio consiglio è sempre quello di avvicinarsi il prima possibile proprio per far sviluppare al bambino elasticità, coordinazione, controllo e soprattutto instillare in lui aspetti educativi, così da insegnargli il rispetto per sé e per gli altri in modo naturale e divertente.
La storia del kung fu
In Cina già a partire dai primi secoli prima di Cristo erano presenti tecniche di combattimento e di lotta, con armi quali l’arco, l’alabarda e la spada, ne abbiamo menzione nei testi storici e leggendari. Ma è solo a partire dal V secolo d.C. che si formano i primi veri e propri nuclei di tecniche definendo così i primi stili di Kung Fu.
Il primissimo stile di Kung Fu si sviluppò nel nord della Cina ed è oggi conosciuto con il nome di Shaolin che letteralmente significa “pugno della giovane foresta” e viene considerato il padre di tutti gli stili delle arti marziali cinesi.
Infatti, un famoso detto dice:
Tutte le arti marziali provengono dallo Shaolin.
Si potrebbe dire che iniziare a studiare lo Shaolin è come partire dall’ABC, dalle fondamenta assolute delle arti marziali, consentendo così al praticante di compiere un percorso graduale da principiante ad esperto.
Tempio Shaolin
Secondo la storia, che come spesso avviene per l’Oriente è intrisa di mistero, fu un monaco taoista di nome Bodhidharma proveniente dall’India ad insegnare le prime tecniche di difesa, di combattimento e di meditazione ai monaci del Tempio Shaolin, da cui appunto poi prenderà il nome lo stile.
I monaci vivevano una vita in parte sedentaria, infatti passavano lunghi periodi di tempo a trascrivere i testi sacri, e in parte spesso sacrificata a causa dei vari saccheggi delle popolazioni straniere. Questi furono alcuni dei motivi per cui il monaco taoista insegnò loro come difendersi in modo efficace e non subire le lunghe ore di immobilità fisica.
Lo stesso Bodhidharma è anche ritenuto il responsabile della diffusione del Buddismo Chan (Zen in giapponese) ed ecco che si intreccia un’altra componente importante del Kung Fu: la spiritualità.
Infatti, molti dei valori dell’arte marziale cinese sono riconducibili ai principi del Buddismo.
Filosofia del Kung fu
È naturale quando si parla di Kung Fu e cultura marziale fare un cenno alla filosofia, perché è in questa che risiedono i significati più profondi di questa disciplina. La filosofia del Kung Fu va vista nel suo insieme, tenendo conto di più aspetti, quali le origini culturali e la sua contaminazione con Buddismo e Taoismo.
Tra i concetti filosofici più importanti della cultura cinese che ritroviamo anche nell’arte marziale abbiamo: quello di Yin e Yang e quello di Wuwei.
Lo Yin e lo Yang
Il concetto di Yin e Yang è molto antico ed è legato alla creazione dell’Universo, infatti nella cultura taoista ogni cosa riconduce a questo principio profondo. In principio vi era una totale assenza, definita Wu Ji, poi da questa presero a formarsi due poli, appunto la dualità: Yin e Yang.
L’unione di questi due poli viene raffigurata in uno dei simboli più noti della filosofia taoista, il Tai Chi tu cioè la raffigurazione della suprema polarità.
All’interno delle forme e delle tecniche marziali il concetto di Yin e Yang viene ripreso grazie all’alternanza dei movimenti e alla modalità di esecuzione.
Rispettare la dualità significa raggiungere un equilibrio fisico e interiore, fine ultimo del Kung Fu.
Wuwei: agire senza agire
Un altro concetto degno di nota è quello del Wuwei che letteralmente significa agire senza agire, cioè quel principio secondo il quale per raggiungere un determinato risultato è importante impegnarsi e dedicarsi, ma allo stesso tempo evitare l’eccesso di accanimento.
Sostanzialmente, Wuwei ci insegna a dare il giusto “vuoto” per fare in modo che la natura faccia il suo corso, significa avere fiducia e sapere che ogni cosa andrà nella giusta direzione.
Diffusione del Kung fu nel mondo
La diffusione del Kung Fu nel mondo avviene solo a partire dallo scorso secolo, infatti fino a quel momento, nonostante la sua storia sia molto lunga, la trasmissione degli stili avveniva solo all’interno delle scuole attraverso l’insegnamento di un Maestro Shifu. In passato il Maestro aveva un ruolo fondamentale nella cultura cinese, non solo come insegnante marziale, ma come vero e proprio educatore dei fanciulli a cui si rivolgevano le famiglie cinesi.
Solo a partire dagli Settanta, grazie alle pellicole cinematografiche dei film prodotti ad Hong Kong, il Kung Fu iniziò a farsi conoscere in Occidente. Sempre nello stesso periodo furono diversi i Maestri cinesi che si trasferirono negli Stati Uniti e in Europa aprendo le varie scuole di arti marziali e successivamente negli anni Ottanta iniziarono le prime tournée di gare agonistiche che videro come protagonisti gli atleti cinesi, suscitando interesse per la disciplina.
Alla fine degli anni Ottanta e Novanta anche uno dei più famosi stili interni di Kung Fu come il Tai Chi Quan iniziò a diffondersi, allargando così la platea dei marzialisti occidentali e orientandosi anche verso un pubblico interessato ai benefici sulla salute.
Scopri che cos’è il tai chi: storia, benefici e tecnica.
Gli stili del kung fu
Quando si parla di Kung Fu si fa riferimento ad un termine piuttosto generico se non si indica uno stile preciso, perché in effetti esistono circa mille di stili di Kung Fu. Ci sono diversi fattori che hanno contribuito allo svilupparsi di un numero così importante di stili e i principali sono:
- morfologia del territorio: la Cina ha un’estensione di 9.597.000 km² e in un luogo così grande è naturale che si sviluppino correnti differenti di una disciplina. Inoltre le varie aree presentano caratteristiche differenti, il territorio al sud è più paludoso motivo per cui in passato gli stili del sud hanno dato maggiore rilevanza alle tecniche di pugno e meno a quelle di calcio.
- Obiettivi della pratica. Infatti, esistono delle macrocategorie di stili il cui fine è quello di sviluppare al massimo le forze interne del corpo, mentre altre in cui si dà maggiore peso a forza, agilità e velocità dei movimenti.
- Famiglie dei Maestri: detenevano (e ancora oggi è così per il Kung Fu detto tradizionale) la conoscenza relativa ad un singolo stile e solo gli allievi avevano accesso a questa conoscenza, sicuramente gli spostamenti dei Maestri in lungo e in largo per la Cina hanno portato a contaminazioni stilistiche.
La suddivisione degli stili
Quando si parla di stili di arti marziali cinesi esistono delle suddivisioni ufficiali e i principali stili sono:
- stili del nord e stili del sud, la cui linea di demarcazione geografica è dettata dal fiume giallo;
- stili interni e stili esterni, si differenziano per la tipologia di movimento e l’utilizzo delle parti appunto più profonde del corpo o più esterne e muscolari;
- stili imitativi, sono quegli stili che richiamano i movimenti degli animali e che possono essere a loro volta del nord o del sud, interni o esterni;
- Wushu sportivo, la corrente moderna del Kung Fu, caratterizzata da movimenti ginnici e regole comuni al fine di poter accedere alle competizioni nazionali cinesi.
La parola utilizzata in cinese per fare riferimento allo stile è Quan e racchiude al suo interno diversi significati, oltre che essere il vocabolo più utilizzato nell’arte marziale cinese:
- insieme di stili
- stile
- forma
- pugno.
Stili del nord e del sud
Si può dire che la differenza tra gli stili del nord e del sud riguardi prevalentemente l’aspetto tecnico, infatti è visibilmente evidente se si pensa che in qualche modo questo sia relativo alla morfologia del territorio.
Gli stili del nord sono caratterizzati da movimenti ampi, eleganti e fluidi, i calci hanno un aspetto rilevante, soprattutto quelli saltati, le posizioni sono basse e larghe.
Esempi di stili del nord:
- Shaolin Quan
- Bafa Quan
- Sanhuang Paochui
- Hei hu Quan
- Long Quan
- Emei Quan
Invece, gli stili del sud privilegiano la parte superiore del corpo, come nel caso di uno dei più noti, il Wing Tsun che ha pochi calci e i suoi movimenti sono stretti e corti, adatti per il combattimento a corta distanza.
Esempi di stili del sud:
- Hung Gar (tutti gli stili della famiglia Gar sono del sud)
- Mok Gar
- Li Gar
- Pak Mei
- Choy Lay Fut.
Stili interni e stili esterni
Un’altra suddivisione, direi ancora più rilevante, è quella tra gli stili interni e gli stili esterni che va ad influire ancora di più sulla formazione di un marzialista, al fine di fornirgli un bagaglio tecnico e culturale completo del Kung Fu.
Gli stili interni chiamati Neijia hanno l’obiettivo di sviluppare e gestire l’energia interna del corpo, così da farla confluire negli attacchi rendendoli più efficaci. L’obiettivo degli stili interni è quello di migliorare la conservazione fisica, svolgere esercizi al fine di connettere tutto il corpo ed emettere una forza elastica.
Esempi di stili interni
- Tai Chi Quan
- Xing Yi Quan
- Yi Quan
- Bagua Zhang.
Invece, gli stili esterni utilizzano la meccanica esterna del corpo quindi la forza muscolare, dando così maggiore peso all’aspetto fisico-atletico del praticante. La maggior parte degli stili cinesi esterni derivano da Shaolin, ecco perché hanno obiettivi e risultati comuni come:
- raggiungimento di una buona forza muscolare
- sviluppo di una buona coordinazione
- agilità fisica e una conseguente resistenza.
Esempi di stili esterni
- Shaolin Quan
- Chang Quan
- Baji Quan.
Stili imitativi
Esiste poi un’altra categoria di stili esterni definiti imitativi perché nati dall’osservazione degli animali, riprendono così alcuni movimenti peculiari di questi. L’obiettivo degli stili imitativi è quello di prendere in natura dei movimenti istintivi che racchiudono principi di forza, velocità e concentrazione.
Gli stili imitativi più noti provengono da Shaolin e sono 5:
- Hu Quan (stile della tigre)
- She Quan (stile del serpente)
- Long Xin Quan (stile del drago)
- Bao Quan (stile del leopardo)
- He Quan (stile della gru).
Wushu sportivo
Visto il numero degli stili di Kung Fu e quindi la quasi impossibilità nel creare competizioni adatte a tutti i praticanti, nel 1958 la commissione per lo sport della Repubblica Popolare Cinese codificò le regole delle competizioni sportive e le categorie per tipologia di gara.
Le competizioni del Wushu sportivo si dividono in:
- Taolu: sequenze concatenate di movimenti spettacolari, chiamate forme (a mani nude e con le armi);
- Sandà: la tipologia di combattimento sportivo che prevede l’utilizzo di tecniche di pugno, di calcio e di proiezioni.
Gli atleti che si sfidano in queste categorie hanno una preparazione atletica che è similare a quella degli atleti della ginnastica artistica, quindi sicuramente spettacolare dal punto di vista visivo, ma perdendo in parte alcuni degli elementi del Kung Fu tradizionale, soprattutto nel caso delle gare di forme.
Inoltre, nelle competizioni, viene dato maggiore peso alla precisione tecnica dei movimenti, alla modalità con cui vengono eseguite le posizioni e alla destrezza dell’atleta.
Scopri la Federazione Italiana di wushu kung fu.
Le armi nel kung fu
Nelle arti marziali cinesi le armi rivestono un ruolo importante, si fa riferimento ad esse già nei secoli precedenti alla nascita di Cristo e oggi alcune sono presenti anche nelle competizioni del Wushu sportivo. Vengono considerate le estensioni dei nostri arti e venivano utilizzate soprattutto in caso di difesa e durante le varie guerre che si sono avvicendate nella storia cinese.
Le armi più importanti nel Kung Fu sono:
- Il Gun, il bastone, è l’arma Shaolin per eccellenza ed è quella da cui di solito si parte nello studio delle armi. Il bastone era un attrezzo di uso comune, il materiale era facilmente reperibile e i movimenti semplici da apprendere, motivo per cui si diffuse velocemente e diventò presto l’arma più utilizzata.
- La Jian, la spada dritta, considerata una delle armi nobili sia per il ceto sociale a cui era legata sia per il materiale che veniva impiegato per realizzarla.
- Shuang Jie Gun, conosciuto anche come nunchaku, in realtà prima che Bruce Lee la utilizzasse nei film non era un’arma particolarmente diffusa. Si tratta di un bastone a due pezzi unito da una catena, ottimo per il combattimento a corta distanza.
Esistono tante altre armi utilizzate come:
- Il Dao, la sciabola;
- la Qiang, la lancia;
- Il Guan Dao, l’alabarda;
- Lo Shan, il ventaglio, arma più rara;
- Gli Emei Qi, pugnali dell’Emei, e tanti altri.
Come si svolge una lezione di kung fu
Quando ci si avvicina ad un percorso di Kung Fu all’interno di una scuola è buona norma chiedersi quali tipi di obiettivi si vogliono raggiungere e assicurarsi che il programma del corso sia completo.
Ecco alcuni elementi imprescindibili per riconoscere un buon percorso di arti marziali cinesi:
- Un capo scuola riconosciuto e con una buona formazione marziale, per esempio qualifiche nazionali e internazionali, gradi e riconoscimento da parte di un grande Maestro cinese. Questo assicura delle ottime basi da cui partire e una Guida preparata a cui fare riferimento.
- Un programma creato ad hoc, questo è l’aspetto più importante perché il programma racchiude tutti gli elementi che un praticante completo dovrebbe conoscere. Ci sono programmi che hanno sbilanciamenti che non garantiscono una crescita ottimale al praticante, in cui per esempio si insegnano solo forme o si pratica solo il combattimento. L’obiettivo è quello di creare un equilibrio e fornire tutti gli strumenti per lo sviluppo del marzialista.
- Un gruppo con cui condividere i momenti di pratica e con cui confrontarsi, quest’ultimo aspetto è importante perché è vero che il Kung Fu può essere un percorso di sola crescita personale, ma è anche vero che spesso il confronto con l’altro apre gli orizzonti e ci fa crescere.
Specialità studiate in un corso di Kung Fu
Ora veniamo a quelli che sono gli elementi della pratica, cioè a tutte le specialità che si studiano all’interno di un corso di Kung Fu tradizionale e moderno.
I fondamentali
Nella prima fase si studiano tutte le posizioni fondamentali, considerate l’alfabeto del Kung Fu e comuni a tutti gli stili. Queste servono per comprendere la postura da adottare e per sviluppare la stabilità grazie al radicamento della parte inferiore del corpo.
Tecniche di pugno
Sono gli elementi di base dello Shaolin e di tutte le arti marziali in generale, in questo caso si ricerca la precisione tecnica del movimento, la cooperazione dell’interno corpo (e non solo del braccio), la ricerca dell’effetto esplosivo e lo studio delle applicazioni tecniche sulle varie distanze.
Tecniche di calcio
Nello Shaolin sono tecniche presenti da sempre perché rivestono un ruolo importante nel combattimento. Esistono diverse tecniche di gamba e si dividono in: tecniche di calcio a gamba tesa, a gamba flessa, a gamba semi flessa, calci battuti e calci saltati. È molto importante sottolineare che ogni praticante gestisce le tecniche in base alla sua flessibilità e alla sua struttura corporea, facendo sforzi solo in linea con il suo background.
Forme
Si tratta di una concatenazione di tecniche di attacco e difesa peculiari dello stile e che lo rappresentano nel suo massimo livello, motivo per cui vengono considerate il cuore del sistema. Al di là della sequenza ogni movimento ha una sua applicazione marziale, ecco perché è importante capirne appieno il significato.
Leve articolari
Sono tecniche a coppia che hanno l’obiettivo di mettere in leva l’avversario in diverse modalità. Esistono infatti leve per la divisione di muscoli e tendini, per dislocare le ossa, per soffocare e bloccare le vie respiratorie.
Proiezioni
Sono esercizi volti a sbilanciare e far cadere l’avversario in varie modalità. Esistono tecniche di sbilanciamento, di sradicamento e di spazzata dell’avversario in base al livello di capacità e di grado acquisiti.
Lo studio del combattimento
E’ lo studio delle tecniche di spostamento, di calcio e di pugno, estrapolate dalle forme peculiari allo stile. Per differenziare le tipologie di combattimento si fa riferimento a due termini, sanshou con cui si indica il combattimento tradizionale, estrapolato appunto dalle tecniche tipiche dello stile che si pratica; il sandà invece, è il combattimento moderno, più vicino per regole e competizione agli sport da combattimento.
Articolo scritto in collaborazione con il maestro Gamuzza.
Link esterni
- Scuola kung fu tradizionale Xin- Dao di Paderno Dugnano (MI).
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